Ladinia dolomitica

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Keywords: dialect , Italy , Ladin

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  1. Riferimento a tutto il contributo:
    Jan Casalicchio (2020): Ladinia dolomitica, Versione 1 (18.05.2020, 18:37). In: Roland Bauer & Thomas Krefeld (a cura di) (2020): Lo spazio comunicativo dell’Italia e delle varietà italiane (Korpus im Text 7), Versione 90, url: https://www.kit.gwi.uni-muenchen.de/?p=16035&v=1
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  2. Riferimento ad una sequenza oppure ad un’attestazione di una citazione: https://www.kit.gwi.uni-muenchen.de/?p=16035&v=1#p:1
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1. Introduzione1

Scopo di questo contributo è offrire una panoramica sull'area che viene usualmente definita "Ladinia dolomitica" e sulla varietà linguistica che vi viene tradizionalmente parlata, il ladino (chiamato anche "ladino dolomitico", "ladino brissino-tirolese" o "ladino centrale", definizioni che fanno riferimento a un'estensione non del tutto coincidente).2 Si tratta di un gruppo di parlate caratterizzate da un eccezionale grado di conservatorismo, che si accompagna però a delle innovazioni che o si sono mantenute solo in area ladina - mentre prima erano presenti in un'area più ampia (per es. la palatalizzazione di ca/ga, vd. infra) -, oppure si sono sviluppate e mantenute solo all'interno dell'area ladina (per es. le palatalizzazioni delle vocali toniche, vd. infra). Queste dinamiche sono dovute in larga parte alla posizione geografica e alle vicende storiche che fecero sì che le valli ladine orbitassero per molti secoli all'interno del mondo tedescofono. Il ladino oggi è parlato da circa 35.000 persone in quattro valli (Fassa, Gardena, Badia con Marebbe e alta valle del Cordevole), a cui si aggiunge tradizionalmente la conca di Cortina d'Ampezzo (con alcune migliaia di parlanti, vd. infra). L'intera area si trova ad altitudini elevate, ed è suddivisa amministrativamente tra la regione Veneto e le province autonome di Trento e Bolzano.

In questo contributo si traccerà prima una breve storia degli studi sul ladino, che sono strettamente legati alle questioni terminologiche, che vertono in particolare sui due termini "ladino" e "retoromanzo". Inoltre, è necessario accennare almeno brevemente alla cosiddetta "Questione ladina", un acceso dibattito sui rapporti tra le varietà romanze parlate in una parte dei Grigioni, nelle Dolomiti e in Friuli, considerate come un geotipo unico nei Saggi Ladini di Graziadio Isaia Ascoli (Ascoli 1873), e tra queste varietà e l'italiano. La questione, nata nel periodo di fioritura dei nazionalismi, rimase particolarmente accesa nella prima metà del '900 e nell'immediato dopoguerra, ma oggi si può considerare superata (o perlomeno accantonata).3

Questo contributo verte solo sulle varietà della Ladinia dolomitica, escludendo quindi il Friuli (per cui vedi il contributo di L. Melchior) e il romancio dei Grigioni. Come risulterà dalla descrizione qui proposta, le varietà ladine mostrano un notevole grado di affinità al loro interno, riconducibile alla loro posizione marginale nel dominio italoromanzo e con le vicende storiche che subirono. Per questo motivo, verranno fornita una panoramica della configurazione geografica della Ladinia e alcuni cenni storici sulle principali tappe da quando le Dolomiti furono conquistate dai Romani.

Seguono le sezioni principali, che forniscono un elenco delle principali caratteristiche del ladino nel suo complesso (sez. 4.1), e delle singole varietà di valle (sez. 4.2). Si è deciso di sfruttare le potenzialità di questo volume, pensato e creato per una fruizione in rete, offrendo quanto più possibile dati sonori dalle diverse varietà ladine, per esemplificare i tratti linguistici in discussione. Tutti i dati sonori provengono dal sito dell'(ALD-I) (link), che è dedicato in particolare alla fonologia e alla morfologia semplice. Per i dati sintattici o di morfologia complessa (illustrati negli esempi numerati) le fonti sono riportate per ogni esempio.

Alcune note introduttive:

  • gli esempi fonologici sono trascritti usando il sistema della rivista Ladinia, ossia una versione semplificata del sistema Ascoli-Böhmer che permette un accesso semplice anche a chi ha conoscenze di linguistica limitate. Il sistema è usato anche in parti del Manuale di Linguistica Ladina (MLL), nella cui introduzione è fornita una tabella di trascrizione.
  • gli esempi morfologici, sintattici e lessicali sono invece trascritti secondo la grafia ufficiale delle singole varietà ladine (si veda di nuovo il MLL, introduzione e capitolo 9: Rasom 2020)
  • I dati qui presentati sono basati sulla consultazione di numerose opere dedicate alla descrizione di una o più varietà ladine. Per una panoramica sulle fonti che contengono dati sul ladino, si veda Goebl/Videsott in stampa. Oltre alle opere citate ai singoli punti, offrono delle panoramiche generali Haiman/Benincà 1992, Kramer 1976, 1978, Salvi 2016, Salvi in stampa, oltre ai capitoli del MLL.
  • Le abbreviazioni usate sono: it. = 'italiano'; lad. = 'ladino'; gard. = 'gardenese'; gad. = 'gaderano'; mar. = 'marebbano'; bad. = 'badiotto' (ossia gaderano escluso il marebbano); bbad. = 'basso badiotto'; abad. = 'alto badiotto'; fass. = 'fassano'; caz. = 'cazét' (fassano dell'alta valle); bra. = brach (fassano della bassa valle); moen. = moenese; liv. = livinallese; coll. = collese; amp. = ampezzano; aat. = antico alto tedesco.

2. Discussione terminologica ed estensione dell'area ladina

Parlare di 'ladino' e di 'Ladinia' richiede una trattazione introduttiva sulle varie accezioni che sono state (e in parte sono ancora) attribuite a questi termini. Innanzitutto, escludiamo da questa trattazione il 'ladino' inteso come varietà giudeo-spagnola parlata dai discendenti degli ebrei costretti a lasciare la Spagna nel 1492. Con l'uso di 'ladino' faremo sempre riferimento a un'insieme di varietà parlate nelle Alpi.

Una volta esclusa la varietà giudeo-spagnola, il termine 'ladino' rimane comunque ambiguo, perché a seconda del periodo storico e del contesto può riferirsi a gruppi di dialetti variabili. In ambito scientifico, è stato usato inizialmente da G.I. Ascoli per indicare l'insieme delle varietà romance, ladino dolomitiche e friulane. 'Ladino' è però spesso usato tout-court per 'ladino dolomitico', o 'ladino centrale', soprattutto nell'uso popolare e diffuso; è significativo che anche a livello legislativo il legislatore usi 'ladino' (senza ulteriori specificazioni) per riferirsi esclusivamente alla popolazione e alla lingua parlata nelle Dolomiti (così per es. nel primo statuto di autonomia della regione Trentino-Alto Adige del 1948, nel secondo statuto di autonomia della regione Trentino-Alto Adige del 1972 e nella legge di tutela delle minoranze linguistiche storiche, n. 482 del 1999, dove è elencato a fianco del friulano). E 'ladino' è anche il termine usato in tutti gli atti ufficiali delle istituzioni pubbliche (per es. nel censimento).

L'alternativa principale per riferirsi al complesso di varietà romance, ladino dolomitiche e friulane è data dal termine 'retoromanzo', termine introdotto in ambito scientifico da Theodor Gartner (Gartner 1883 et seq.). Il vantaggio principale di questo termine è che permette di evitare l'ambiguità di 'ladino', e in effetti al giorno d'oggi si preferisce usare questo termine per riferirsi ai tre gruppi di varietà, mentre 'ladino', come abbiamo visto, è sempre più spesso associato semplicemente al ladino dolomitico.

2.1. Sviluppo e accezione dei termini 'ladino' e 'retoromanzo'

Il primo studio pienamente scientifico dedicato alle varietà ladine sono i Saggi Ladini di G.I. Ascoli (Ascoli 1873, link). La scelta di 'ladino' come termine tetto, oltre a sottolineare la latinità di queste terre, è basata su una tradizione popolare e prescientifica precedente: all'epoca di Ascoli il termine ladin veniva usato popolarmente in Engadina e nelle valli di Badia e Gardena per riferirsi alla varietà locale, e in un'epoca più antica era utilizzato anche in altre aree dolomitiche, come in Val di Fassa (Haller 1832, Bacher 1995 [1833], Ghetta 1974, Craffonara 1977, Bernardi/Videsott 2010, introduzione al MLL). Il termine ladino/ladinisch era stato usato anche in alcune descrizioni linguistiche precedenti, che facevano riferimento però al solo ladino dolomitico. Così Micurà de Rü ci dice che "la lingua ladina ha vari dialetti. I dialetti principali sono il marebbano, il badiotto e il gardenese e l'ultramontano [varietà a sud del Sella, JC]" (Bacher 1995 [1833], 29, traduzione JC). Alcuni decenni dopo, Christian Schneller utilizza ladinisch come iperonimo delle varietà parlate attorno al Sella, quando fa riferimento al "friaulisch-ladinisch-churwälschen Kreis" (Schneller 1870, 9, link).

La scelta di Ascoli non è condivisa da Theodor Gartner, che dieci anni dopo i Saggi Ladini pubblica la sua Raetoromanische Grammatik (Gartner 1883, link). Nell'introduzione, Gartner afferma di voler evitare il termine 'ladino', perché troppo legato ad alcune varietà specifiche, e quindi non permette di fare riferimento all'intero gruppo formato da romancio, ladino dolomitico e friulano (pp. XIX-XX). Come alternativa sceglie 'retoromanzo' (abbreviato in 'retico'), facendo esplicitamente riferimento alla provincia romana della Rezia, che avrebbe contenuto l'intera area in cui si parla una varietà retoromanza o ladina (pp. XXII-XXIII).4 Anche i due termini 'retoromanzo' e 'retico' erano già stati usati precedentemente, anche se con riferimento quasi esclusivo all'area grigionese (vd. per es. Goebl 2020).5

Il termine 'retoromanzo' si è presto diffuso in tutta l'area tedescofona e anglofona, ed è usato (ma con vari distinguo) anche in Italia. Il termine 'ladino' (in italiano talvolta 'ladino centrale', con riferimento alla sua posizione geografica a metà tra Grigioni e Friuli) viene invece usato anche in ambito scientifico limitatamente alle varietà parlate nelle aree delle province di Trento, Bolzano e Belluno, sulla cui esatta estensione c'è a volte disaccordo tra gli autori. A questo termine si affianca spesso l'aggettivo 'dolomitico' (dolomitenladinisch in tedesco), che limita le varietà a quelle parlate attorno al massiccio del Sella (valli di Fassa, Gardena, Livinallongo e Badia con Marebbe, a cui a volte si aggiunge l'ampezzano). Il termine 'ladin dolomitich/ladino dolomitico' è usato per esempio nel titolo dell'atlante linguistico realizzato presso l'università di Salisburgo, sotto la guida del prof. Hans Goebl (ALD-I e ALD-II). Nei suoi lavori, Battisti utilizza invece il termine 'ladino atesino', un termine ripreso anche da Pellegrini, che distingue tra 'ladino atesino' e 'ladino cadorino', per riferirsi alle varietà parlate rispettivamente attorno al massiccio del Sella e nel Cadore (provincia di Belluno), cfr. per esempio Pellegrini 1977. Inoltre, negli ultimi anni si assiste all'uso di 'ladino brissino-tirolese' (questa è per esempio la scelta del Manuale di linguistica ladina della De Gruyter, recentemente pubblicato, MLL). Quest'ultimo termine fa riferimento ai fattori storici e culturali che hanno portato gli abitanti delle valli di Fassa, Gardena, Badia con Marebbe, Livinallongo e Ampezzo a sviluppare un senso di identità comune. Infatti queste aree sono le uniche aree di lingua romanza  che hanno fatto parte, per periodi più o meno lunghi della loro storia, sia del comitato del Tirolo, sia della diocesi di Bressanone (con l'unica probabile eccezione di Moena, la cui originaria appartenenza a Trento o Bressanone è ancora discussa, cfr. per esempio Richebuono 1988, Ghetta 1990).

2.2. L'estensione del ladino dolomitico

Il ladino dolomitico è parlato nelle quattro valli che si irradiano a raggiera dal massiccio del Sella, nelle Dolomiti: la val Badia con Marebbe scende verso nord, la val Gardena verso ovest, la val di Fassa verso sudovest e l'alta valle del Cordevole (con il Livinallongo) verso sudest. Oltre alle parlate di queste valli, vengono spesso considerate parte del ladino dolomitico anche le varietà di Colle Santa Lucia e di Cortina d'Ampezzo, che da un punto di vista linguistico appartengono rispettivamente al gruppo agordino e a quello cadorino, ma che hanno dei forti vincoli storici e culturali con le varietà sellane. Geograficamente, si tratta di valli alpine poste sopra i 1.100 metri di altitudine: le località si sviluppano principalmente lungo i fondovalle, ad altezze comprese tra i 1.100 e i 1.600 metri circa. Si tratta di aree che negli ultimi decenni hanno conosciuto un forte sviluppo economico, dovuto principalmente al turismo invernale ed estivo.

I comuni che compongono l'area ladino dolomitica sono: per la val Badia con Marebbe Marebbe (lad. Mareo) con la frazione di Rina, San Martino (San Martin), La Valle (La Val), Badia, e Corvara con la frazione di Colfosco (Calfosch). In val Gardena Ortisei (Urtijëi), Santa Cristina, Selva (Sëlva) e le frazioni ladine del comune di Castelrotto, che geograficamente fanno parte della val Gardena (Bulla/Bula, Roncadizza/Runcadic e Oltretorrente/Sureghes). In val di Fassa Moena, Soraga, San Giovanni di Fassa (Sèn Jan) - risultato della recente fusione tra i comuni di Vigo di Fassa (Vich) e Pozza di Fassa (Poza) -, Mazzin (Mazin), Campitello (Ciampedel) e Canazei (Cianacei). Nell'alta valle del Cordevole il ladino dolomitico è parlato nei comuni di Livinallongo del Col di Lana (Fodom) e a Colle Santa Lucia (Col). Infine, la conca ampezzana coincide con il comune di Cortina d'Ampezzo. Complessivamente, si calcola che i parlanti ladini residenti in queste valli siano circa 30.000-35.000.

  Abitanti complessivi (2011) Dichiaratisi ladini al censimento Ladino parlato con la madre6 Competenza attiva Competenza passiva
Val Badia e Marebbe 10.632 93,9% 91,9% 98,5% 99,5%
Val Gardena ∼10.000 ∼87% 69,7% 93,4% 97,6%
Val di Fassa 9.923 81,5% 69% 82,3% 97,4%
Livinallongo 1.431 -- 93,4% 95,9% 99,3%
Colle S. Lucia 434 -- 84,5% 92,1% 97,3%
Cortina d'Ampezzo 6.630 -- 52,4% 74,4% 89,9%
Presenza di ladini nelle valli dolomitiche (dati tratti dal censimento 2011 e da Dell'Aquila/Iannàccaro 2006).
Come si evince dalla tabella 1, l'area in cui il ladino si mantiene più forte è la Val Badia. Nel complesso, però, la competenza attiva in ladino (basata su autodichiarazioni) nel 2006 era relativamente alta in tutta l'area. Da notare che nelle valli di Gardena e di Fassa esiste una notevole variazione interna: nella prima Ortisei, il centro principale della valle, è la località in cui la posizione del ladino è più vulnerabile (58,5% di persone con il ladino come lingua madre vs. il 78% circa a Santa Cristina e Selva). In val di Fassa, invece, la bassa valle (Soraga e San Giovanni) registra le percentuali di madrelingua ladini più alte (più del 50%), Moena (34,9%) e Canazei (33%) quelle più basse (Dell'Aquila & Iannàccaro 2006: 196).

3. Cenni storici

La storia della colonizzazione dell'area ladina è stata a lungo dibattuta dagli studiosi, ed è nata nel contesto della cosiddetta Questione ladina. Se non vi è dubbio che ci fu una frequentazione antropica già in età mesolitica (7.500-4.500 a.C.), non ci sono prove per una continuità degli insediamenti da quell'epoca a oggi. Infatti l'evidenza archeologica per i primi tre millenni a.C. e soprattutto per l'età romana sembra indicare una frequentazione temporanea e instabile.

Gli studiosi oggi concordano su una colonizzazione in due fasi. In un primo periodo si popolarono le aree poste più in basso e che erano più facilmente abitabili: Marebbe e la bassa val Badia, l'area attorno a Vigo di Fassa e forse anche la zona attorno a San Giacomo, in val Gardena. L'area marebbana fu colonizzata dalla val Pusteria, e in particolare dal centro romano di Sebato, che fu ripetutamente attaccato negli ultimi secoli dell'impero. San Martino in Badia, Vigo di Fassa e la val Gardena, invece, furono colonizzate dal versante est della val d'Isarco (Laion, Gudon, Castelrotto e Siusi), e per molti secoli formarono con queste aree un'unità di lingua romanza più ampia, finché queste furono germanizzate. Cortina d'Ampezzo, invece, fu colonizzata dal Cadore (Battisti 1931, Craffonara 1998b). Battisti datava questa prima fase dopo l'anno Mille (tranne Marebbe, per cui si ammetteva una colonizzazione precedente, fino all'VIII secolo, vd. per es. Battisti 1941). Oggi invece si propende per una datazione in età tardoantica (Ghetta 1987, Craffonara 1998a, Chiocchetti 2007, Casalicchio 2020); come prove si citano:

  • la documentazione di vici in val di Fassa (come la stessa Vich/Vigo di Fassa), nella bassa val Badia e a Marebbe (Craffonara 1998a, 75);
  • la centuriazione romana del territorio, come dimostrato dalle viles badiotte e dal toponimo Gaidra/Gader/Gheder (dal lat. QUADRA > *kàidra > *kà:dra > *kè:dra, (Craffonara 1997));
  • l'esistenza di chiese dedicate a santi venerati in periodo tardoantico (San Leonardo, San Valentino di Rezia o San Giacomo Maggiore, Craffonara 1998a, 103);
  • in val di Fassa, il termine ante quem per un popolamento stabile è il 798 d.C.: infatti si hanno prove che la vita religiosa inizialmente era scandita dal martirologio geronimiano, che era in uso nel Patriarcato di Aquileia, ma non nell'arcidiocesi di Salisburgo, a cui la diocesi di Sabiona (comprendente la val di Fassa) passò nel 798 (Ghetta 1987).

La seconda fase colonizzatrice, invece, avvenne dopo l'anno Mille e raggiunse le aree meno adatte alla coltivazione e all'incolato stabile: la val Gardena, l'alta val di Fassa, Colfosco in val Badia e la parte occidentale del Livinallongo furono colonizzate a partire dalla val d'Isarco e dalla bassa val di Fassa. Le aree restanti della val Badia e del Livinallongo furono invece raggiunte principalmente da Marebbe e dalla bassa val Badia. Questi movimenti colonizzatori si svolgevano infatti all'interno di due comitati diversi: quello di Pustrissa, che aveva come centro la val Pusteria, e quello del Nurital, il cui baricentro era costituito dalla val d'Isarco (Craffonara 1998b). Entrambi i comitati vennero infeudati al principe vescovo di Bressanone nell'XI secolo. Nei secoli seguenti, però, alcune aree finirono sotto il diretto controllo dei conti del Tirolo e in seguito degli Asburgo, mentre le altre rimasero a far parte del principato vescovile fino alla sua dissoluzione nel 1803. Nei secoli altomedievali ci furono altri movimenti colonizzatori: per migliorare le proprie entrate economiche, i signori feudali iniziarono a organizzare dei disboscamenti nelle aree adiacenti ai fondovalle già abitati (spesso individuabili grazie alla presenza di toponimi collegati con roncare, come per es. Roncadizza, lad. Runcadic in val Gardena). Nelle aree ladine, i coloni provenivano sia dalle valli ladine stesse, sia da aree tedescofone.  Questi ultimi venivano comunque generalmente assimilati rapidamente, anche se non è chiaro quanto la loro presenza (e quindi il loro uso del ladino come L2) abbia influito sulle peculiarità tipiche del ladino odierno. Infine, nel 1511 Cortina d'Ampezzo, che prima faceva parte della repubblica di Venezia, fu conquistata da Massimiliano d'Austria e inglobata nel comitato del Tirolo.

Questa suddivisione del territorio ladino durò fino alle guerre napoleoniche, che portarono a una spartizione dell'area cisalpina nel Regno d'Italia e nel Regno di Baviera. La presenza dei due regni in quest'area durò però poco, perché alla fine delle guerre napoleoniche tutto il territorio dolomitico passò all'Impero Austriaco, dato che il dominio temporale del principe vescovo di Bressanone era cessato nel 1803. A partire dal 1814, quindi, tutta l'area ladina si trovò riunita formalmente in un'unica compagine statale, mentre in precedenza si può supporre un'unione de facto. Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, gli arruolati ladini dovettero prima combattere su fronti lontani (in particolare in Galizia) e dal 1915 anche sui propri confini, contro l'esercito italiano. La prima guerra mondiale segnò profondamente la popolazione ladina e contribuì a rafforzare il sentimento identitario ladino, in opposizione a quello italiano. Dopo il trattato di Saint-Germain il Tirolo meridionale passò all'Italia; dopo una prima fase di assestamento, sotto il governo fascista il territorio ladino fu di nuovo spartito, come lo era già stato sotto l'Austria: le valli di Badia e Gardena furono assegnate alla provincia di Bolzano, la val di Fassa alla provincia di Trento, mentre Cortina e il Livinallongo furono aggregate alla provincia di Belluno, in Veneto.

Il periodo fascista segnò un periodo estremamente difficile per gli abitanti delle valli ladine: oltre all'aspetto antidemocratico e totalitario, presente in tutta Italia, nelle valli ladine vi fu anche l'italianizzazione forzata, in particolare della scuola (cfr. Verra in stampa). Alla fine degli anni '30, visto che l'italianizzazione dell'Alto Adige non stava dando i risultati sperati, Mussolini e Hitler si accordarono per le cosiddette Opzioni: gli appartenenti al gruppo linguistico tedesco e a quello ladino dovettero scegliere tra la cittadinanza del Reich, con il conseguente trasferimento forzato in territorio germanico, e la permanenza in Italia, legata alla rinuncia a qualsiasi riconoscimento come minoranza linguistica. Certi dettagli di questo piano rimanevano fumosi, ed alimentarono alcune voci che creavano preoccupazione nella popolazione (per es. la voce - priva di fondamento - circa il rischio di un trasferimento forzato in Sicilia di tutti coloro che avrebbero optato per l'Italia); dall'altro lato, la propaganda nazistofila di una parte della popolazione autoctona idealizzava il futuro nel Reich. Per quanto riguarda i ladini, che erano visti come affini culturalmente ai tedeschi, non è chiaro quali diritti linguistici sarebbero loro stati garantiti - alla luce dell'ideologia nazista, si può però supporre che non vi sarebbe stata nessuna sensibilità verso richieste di questo tipo. Il risultato delle Opzioni fu fortemente influenzato dalla propaganda nazista da una parte, e dal ruolo chiave del clero - in maggioranza favorevole a rimanere in Italia - dall'altra. In tutti i casi, lasciò dei pesanti strascichi all'interno delle comunità, che si divisero tra coloro che avevano optato per la Germania, considerati nazisti dagli altri, e i "Dableiber", ossia quelli che avevano scelto di rimanere e che venivano chiamati fascisti e traditori dagli optanti. Nelle valli ladine, la percentuale di chi optò per la Germania fu molto alta in val Gardena (circa l'80% dei capifamiglia), mentre fu più bassa nelle altre valli.7

Il trasferimento della popolazione legato alle Opzioni non venne però completato a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale, e l'operazione fu annullata dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. La fine della guerra segnò un progressivo completo cambiamento nel clima politico verso la minoranza ladina: il primo statuto di autonomia del Trentino-Alto Adige (1948) riconosce il diritto all'insegnamento del ladino nelle valli ladine (quindi con esclusione del Livinallongo e Ampezzo) e al rispetto della toponomastica, della cultura e delle tradizioni ladine. Nei decenni successivi varie norme hanno implementato i diritti dei ladini. In Trentino-Alto Adige il ladino è oggi usato e insegnato (seppure in grado variabile, a seconda del grado e della provincia di appartenenza) nelle scuole del Trentino-Alto Adige, è lingua ufficiale della regione e delle due province autonome, è usato nella toponomastica delle aree ladine e nei mezzi di comunicazione pubblici della RAI. Inoltre, i ladini hanno il diritto alla rappresentanza politica nel consiglio regionale e nei due consigli provinciali. A livello scientifico, si occupano di studi sulla lingua e cultura ladina l'istituto ladino Micurá de Rü (Alto Adige) e l'istituto culturale ladino della Val di Fassa, entrambi in mano pubblica. In provincia di Belluno, invece, i diritti dei ladini sono molto più limitati, e originano dalla legge 482 del 1999 ("Tutela delle minoranze linguistiche storiche"). In seguito a questa legge, i ladini della provincia di Belluno hanno istituito un proprio istituto culturale (cfr. Kerer 2019), organizzano dei corsi di lingua ladina nelle scuole e hanno la possibilità di usare il ladino nella toponomastica. Sono inoltre coinvolti in determinati strumenti che hanno origine soprattutto in Trentino-Alto Adige, come la rivista settimanale La Usc di Ladins e le trasmissioni della RAI ladina, che sono visibili anche nel Livinallongo e a Cortina (cfr. Iannàccaro u.a. 2020 per una discussione dei diritti della minoranza ladina e Videsott in stampa per l'uso del ladino nei media).8

4. Caratteristiche linguistiche del ladino e delle singole varietà

4.1. Caratteristiche comuni alle varietà ladino-dolomitiche

I caratteri distintivi del ladino sono stati oggetto di studio a partire da Ascoli 1873. Il linguista goriziano enucleò infatti una serie di evoluzioni fonetiche che, prese nel complesso, permettevano di isolare le parlate ladine (in senso ascoliano) rispetto a quelle italiano-settentrionali. In seguito, sono state fatte varie aggiunte a questa lista, in particolare da Gartner 1883 e - limitatamente al ladino dolomitico - da Kuen 1968.

4.1.1. Caratteristiche fonologiche

  • Fenomeni comuni ad altri gruppi dialettali del nord: scempiamento delle consonanti doppie, caduta delle vocali finali diverse da -a, sonorizzazione delle consonanti sorde intervocaliche e desonorizzazione delle consonanti sonore in posizione finale.
  • Palatalizzazione della velare nei nessi ca e ga (Craffonara 1979, Videsott 2001b):

gard. tšanté 'cantare' < cantare (Bulla)

caz. tšantàr (Vigo)

gad. ćanté (Pieve di Marebbe)

 

liv. lónch, lónǵa 'lungo, lunga' < longum, longam (Ornella)

bad. lunch, lùnǵa (San Cassiano)

caz. lènch, lènǵå (Alba di Canazei)

  • Conservazione dei nessi di 'consonante + l' (pl, cl, fl, etc.):

gard. la flama, la flaməs 'la fiamma, le fiamme' < flammam, flammas (S. Cristina)

bbad. la planta 'la pianta' < plantam (San Martino)

liv. la klé, le klé 'la chiave, le chiavi' < clavem, claves (Arabba)

In gaderano e gardenese cl e gl sono passati rispettivamente a tl e dl.

  • Conservazione della -s nelle desinenze verbali di seconda persona (singolare e plurale) e nei plurali femminili e di un sottogruppo di elementi nominali maschili:

liv. ti t'és 'tu sei' < tu es (Arabba)

gard. tu vëniə'tu vieni' < tu venis (S. Cristina)

 

mar. fréjć, fréjdes 'freddi, fredde' < frigidi, frigidas (Pieve di Marebbe)

fass. la džalina, la džalines 'la gallina, le galline' < gallinam, gallinas (Alba di Canazei)

  • Nel vocalismo, tutte le varietà ladine sono caratterizzate dall'allungamento delle vocali in determinati contesti. Si tratta di un allungamento successivo all'epoca latina, avvenuto quando la distinzione tra vocali lunghe e brevi del latino era già stata trasformata in un'opposizione di qualità vocalica. L'allungamento è più limitato in gaderano e livinallese ed esteso ad un numero maggiore di contesti in gardenese e fassano (Kuen 1923, Battisti 1926). I contesti di allungamento sono formalizzati nella cosiddetta "legge di Battisti-Ettmayer", cfr. von Ettmayer 1902, Battisti 1906-1907, Craffonara 1977, Pellegrini 1982, Videsott 2001c, Loporcaro 2015, Casalicchio 2020, Salvi in stampa. L'allungamento ha causato vari mutamenti nel sistema vocalico ladino:
    • palatalizzazione di a in contesti di allungamento (che non corrispondono a quelli del latino, e che variano a seconda della varietà):

gard. la tšëza, la tšëzəs 'la casa, le case' < casam, casas (Bulla)

bad. l sè 'il sale' < salem (Corvara)

liv. semené 'seminare' < seminare (Ornella)

caz. el père, i pèreš < patrem, patres (Campitello)

    • dittongamento delle vocali medie in contesto di allungamento: i dittonghi originali sono mantenuti in livinallese, mentre subiscono diverse variazioni nella altre varietà.
      • la vocale ĕ (passata a è in latino tardo) passa a , e da lì a ìǝ in gardenese (ma talvolta si mantiene ) e a ì: in gaderano (abbreviata a ì in fine di parola):

bbad. la si 'la siepe' < saepem (S. Leonardo)

gard. la sf (S. Cristina)

fass. la sf (Moena)

liv. la sf (Colle Santa Lucia)

      • la vocale ē e la vocale ĭ, passate entrambe a é, danno éj in ladino (poi passato a ëj in gardenese e basso badiotto, èj in fassano e marebbano e aj in alto badiotto):

liv. la néj 'la neve' < nivem (Ornella)

fass. la nèjf (Vigo di Fassa)

gard. la nëjf (Bulla)

bbad. la nëj (San Martino)

abad. la naj (S. Cassiano)

      • la vocale ŏ (latino tardo ò) passa a , e in seguito a gard. ùǝ, fass. é,  gad. ö (da lí passata a ü in vari contesti, diversi da varietà a varietà, vd. anche infra):

liv. l vf, i v'l'uovo, le uova' < ovum, ovos (Ornella)

fass. l éf, i éves (Vigo di Fassa)

gard. l ùǝf, i ùǝvǝs (Selva)

bad. l ü, i üs (San Cassiano)

      • le vocali ō e ŭ (latino tardo ó) passano a ów, e in seguito a fass. òw, gard. ëw, gad. u:, cfr. i seguenti esempi

liv. la krówš, le krówš 'la croce, le croci' < crucem, cruces (Ornella)

fass. la kròwš, le kròwš (Monzon)

gard. la krëwš, la krëwžəs (Bulla)

gad. la kru:š, les kru:š (Pieve di Marebbe)

  • Per quanto riguarda le vocali non allungate, invece, la ē del latino ha subito un abbassamento e accentramento a ë (rappresentabile in IPA pressapoco come /æ/). Questa vocale ha causato diverse ristrutturazioni nei sistemi vocalici delle singole varietà ladine (Craffonara 1977): si è mantenuta in gardenese (come /æ/), livinallese (/ɑ/) e basso badiotto (/ɐ/), mentre in fassano è passata a é, in marebbano a è e in alto badiotto o a:

gard. nët (/næt/), 'pulito' < nitidum (S. Cristina)

liv. năt (/nɑt/) (Ornella)

bbad. nët (/nɐt/) (S. Martino)

fass. nét (Alba di Canazei)

mar. nèt (Rina)

abad. nat (Colfosco)

  • mantenimento del tratto postalveolare derivato dalla palatalizzazione di c e g davanti a i e e (che rimane affricata nel caso di < ce/ci ed è stata deaffricata nel caso di ž < *< ge/gi). Questo distingue le varietà ladine da quelle italiano settentrionali9.

gad. l èrf, i èrf 'il cervo, i cervi' < cervum, cervos (Corvara)

fass. ént 'cento' < centum (Alba di Canazei)

 

gard. la žënt 'la gente' < gentem (Selva)

liv. ženógle 'ginocchio' < *genuculum (Ornella)

  • i nessi au e al seguiti da consonante convergono in un esito comune, che è aw in gardenese, livinallese e fassano, al in gaderano:

coll. awt, àwta 'alto, alta' < altum, alta (Colle Santa Lucia)

vs. abad. alt, àlta (S. Leonardo)

 

caz. l àwtšal àwtšes 'l'oca, le oche' < aucam, aucas (Alba di Canazei)

vs. abad. l àltša, les àltšəs (S. Leonardo)

  • velarizzazione della -n in fine di parola (qui estesa per analogia anche al plurale):

gard. l tšaŋ, i tšaŋs 'il cane, i cani' < canem, canes (Bulla)

 

4.1.2. Caratteristiche morfologiche

4.1.2.1. Morfologia nominale

  • La caratteristica più precipua, già segnalata nella parte fonologica, riguarda la formazione del plurale. In gran parte delle varietà ladine, infatti, esistono due tipi di plurale: uno in -s e uno in -i. I nomi femminili prendono il plurale in -(e)s, tranne nelle varietà in cui la sibilante è caduta, lasciando come segno del plurale la -e.

gard. la góta, la gótəs 'la goccia, le gocce' < guttam, guttas (Selva)

vs. liv. la góta, le góte (Ornella)

Per i nomi maschili esistono due tipi di plurale: quello in -i e quello in -s. Nel primo caso la -i si è mantenuta o è caduta dopo aver causato la palatalizzazione della consonante che la precedeva. L'individuazione della forma di plurale per i singoli sostantivi maschili è difficile e presenta numerose irregolarità e variazione diatopica. In generale, Salvi in stampa indica che il plurale palatale è usato in particolare nei nomi maschili terminanti per -t, -s, -ts e -l. I nomi in -r e -m hanno solitamente il plurale sigmatico. I nomi maschili che terminano in altri fonemi, invece, possono prendere il plurale sigmatico o palatalizzato.

caz. el lét, i lé'il letto, i letti' < lectum, lecti (Campitello)

abad. l fónk, i fón'il fungo, i funghi' < fungum, fungi (Colfosco)

 

moen. el tšamp, i tšampes 'il campo, i campi' < campum, campos (Moena)

gard. l ram, i ràməs 'il ramo, i rami' < ramum, ramos (S. Cristina)

  • I pronomi personali mantengono la forma del nominativo nelle forme toniche della prima e seconda persona singolare (tranne in livinallese), mentre nelle varietà italoromanze confinanti la forma dell'obliquo è stata estesa anche al nominativo:

bra. ģó vój 'io voglio' < ego *voleo (Vigo di Fassa)

abad. ó (S. Cassiano)

  • Tutte le varietà hanno sviluppato dei pronomi soggetto clitici, il cui inventario non è però lo stesso in tutte le varietà: il marebbano e il badiotto posseggono una forma, sia proclitica che enclitica, per ogni persona. Le altre varietà hanno invece dei paradigmi difettivi: i pronomi proclitici esistono alla seconda, terza e sesta persona, mentre c'è molta variazione nei pronomi enclitici, come dimostrano le seguenti tabelle (modificate da Salvi in stampa):
Persona Marebbano Badiotto Gardenese Fassano Livinallese Ampezzano
1. sg. i i - - - -
2 sg. te te te te te te
3 sg. al/ara al/ala l/la el/la l/la el/ra
1 pl. i (i) - - - -
2 pl. i (i) - - - -
3 pl. ai/ares ai/ales i/les i/les i/le10 i/es
I pronomi soggetto proclitici nelle varietà ladine.
Persona Marebbano Badiotto Gardenese Fassano Livinallese Ampezzano
1. sg. -i -i -i (-e) -jo -e
2 sg. -te (-te) - -te -to -to
3 sg. -el/-era -el/-ela -el/-ela -el/-ela -elo/-ela -elo/-era
1 pl. -ze -ze -s -e -zo -e
2 pl. -e (-e) - - -o -o
3 pl. -i/-eres -i/-eles -i/-eles -i/-eles -li/-ele -i/-eres
I pronomi soggetto enclitici nelle varietà ladine.
  • Un'altra particolarità della morfologia pronominale riguarda l'esistenza di un pronome tonico specializzato, alla prima e seconda persona singolare, per il dativo (preceduto dalla preposizione a), che si distingue dal pronome usato per l'oggetto diretto e per tutte le altre preposizioni. Il primo deriva dal dativo mihi/tibi (> gard. fass. liv. amp. a mi/ti, gad. a me/te), il secondo dall'accusativo me/te (> gard. fass. liv. amp. me/te, gad. mè/tè).
  • I pronomi clitici obliqui mostrano le stesse caratteristiche dell'italiano e dei dialetti del nord, con l'eccezione del pronome clitico locativo (ital. ci), che non esiste in queste varietà.

4.1.2.2. Morfologia verbale

Il sistema verbale ladino corrisponde generalmente a quello delle varietà italiano-settentrionali, seppur con qualche particolarità:

      • Come nel caso del plurale, il ladino ha mantenuto la -s desinenziale per le forme verbali della seconda persona singolare e plurale. Il grado con cui la -s è stata mantenuta però varia: in gardenese e gaderano è usata in tutte le desinenze di seconda persona singolare e plurale; in cazét ed ampezzano si è mantenuta in tutte le forme verbali di seconda persona singolare, ma non plurale. In brach, moenese e livinallese, infine, la -s si trova oggi solo in quelle forme di seconda persona singolare che sono monosillabiche (per es. nel verbo t'es, sei, vedi gli esempi audio supra), cfr. Bauer/Casalicchio 2017, 88-93).
      • Un'altra peculiarità del ladino è la distinzione tra le forme di 2. persona plurale all'indicativo e all'imperativo. Questa distinzione avviene però con materiale morfologico diverso: bad. mangëis vs. mangede, liv. mangéi vs. mangé, fass. magnéde vs. magnà (mangiate. vs. mangiate!).
      • Il ladino condivide invece con i dialetti veneti e trentini il sincretismo di tutte le forme verbali di terza persona singolare e plurale: l va / i va (va/vanno), l maia / i maia (mangia/mangiano). Non c'è però ambiguità, perché la presenza obbligatoria di un clitico soggetto o del soggetto nominale permette di disambiguare tutti i contesti (cfr. anche Bauer/Casalicchio 2017, 86-88).
      • I verbi regolari vengono tradizionalmente suddivisi in quattro coniugazioni, che si distinguono per la desinenza dell'infinito e derivano rispettivamente da -are, -ēre, -ĕre e -ire (però con vari metaplasmi, soprattutto tra la seconda e la terza). Come nel resto delle varietà romanze, una serie di verbi della quarta coniugazione presenta l'infisso -ēsc-. In ladino esiste un secondo infisso, -idi-, che amplia le forme della prima coniugazione che erano rizotoniche in latino (prima, seconda e terza persona singolare del presente indicativo e congiuntivo e seconda persona singolare dell'imperativo): bad. dubité vs. al dubitëia, gard. dubité vs. l dubitea, fass. dubitèr vs. el dubitea, liv. dubité vs. l dubiteie (dubitare, dubita).
      • A causa del trattamento distinto delle vocali toniche e atone, una serie di verbi presenta un'alternanza radicale tra le forme rizotoniche e quelle rizoatone. Visti i diversi esiti delle vocali toniche nelle diverse varietà, le alternanze possono riguardare verbi diversi, ma nel complesso caratterizzano tutte le varietà: fass. lurèr - laore gard. lauré - lëure bad. laurè - i laori ('lavorare - (io) lavoro'), fass. valer - vèle, gard. valëi - vele, bad. valëi - i veli ('valere - valgo'), liv. gard. vardé - vèrde (in liv. col significato 'guardare - guardo', in gard. 'pascolare - (io) pascolo').
      • In tutto il dominio romanzo, cinque verbi altamente irregolari mostrano spesso dei fenomeni di analogia tra di loro (dare, dire, fare, stare e il verbo suppletivo andare), cfr. le tabelle verbali infra. In ladino, andare mantiene il suppletivismo tardolatino vado - vas- va- imus - itis, che nel resto dell'Italia settentrionale è sopravvissuto solo in aree marginali ((Rohlfs 1949, § 545)). Dire e fare condividono le stesse desinenze, che sono in gran parte evoluzioni regolari. Eccezioni: la prima persona die in fassano (da analogia con vae 'vado'), e le forme gard. dije bad. diji (dico, al posto degli attesi *dighe/dighi) e lad. dijon/dijun (diciamo; al posto degli attesi *digon/*digun), che derivano da analogia con feje/feji - fajon/fajun o con le altre forme del presente di dire. In fassano e gardenese, la stessa -j- è stata anche estesa a tutte le forme rizoatone del paradigma di dare, stare e tirare (dov'è del tutto anetimologica), creando un'ulteriore distinzione tra forme rizoatone e rizotoniche del paradigma (oltre a quelle dovute al diverso trattamento delle vocali atone e toniche, menzionato al punto precedente). In fassano la stessa -sc (< -j con perdita del tratto sonoro) è entrata anche alla terza persona del presente indicativo. In badiotto, invece, dare e stare mostrano l'evoluzione attesa. Viceversa, il livinallese ha la seconda persona dighe anziché *dije (probabilmente per estensione della prima persona dighe, evoluzione regolare).
      • Per la prima persona plurale dell'indicativo, il ladino continua la desinenza *-umus, presente anche nelle Giudicarie, in fiemmese, nel Primiero e nel Bellunese (Bauer/Casalicchio 2017, 84-86).
      • Nell'imperfetto indicativo, la -v- cade in tutte le varietà alla prima e seconda persona plurale: gard. fajàn (< *fajòvan facevamo) e fajàis (< *fajovàis, facevate).
      • Diversamente dalle altre varietà vicine, il ladino non ha sviluppato una forma di condizionale. Nei contesti in cui l'italiano usa il condizionale, si usa il congiuntivo (imperfetto al posto del condizionale presente, piùcheperfetto al posto del condizionale passato):

Sce Maria fossa tlo, te cuntëssela dut
gardenese
'se Maria fosse qui ti raccontasse-lei.CL tutto'
'Se Maria fosse qui, ti racconterebbe tutto.'

      • In ladino le forme di participio presente non sono produttive. Quelle esistenti costituiscono aggettivi o nomi lessicalizzati - in alcuni casi forme ereditarie (per es. gard. valënt 'bravo'), in altre prestiti dall'italiano o dai dialetti vicini (gard. presidënt 'presidente').

Tabelle verbali sinottiche

Vengono indicate le coniugazione dei verbi regolari (solo prima coniugazione) e dei principali verbi irregolari, secondo l'uso scritto (le tabelle sono tratte rispettivamente da Moling 2016, Forni 2013, DILF  e Isabella Marchione, c.p.). 11

Verbi regolari (prima coniugazione)

Badiotto Gardenese Fassano Livinallese
Infinito
cianté cianté ciantèr cianté
Indicativo presente
i cianti ciante ciante ciánte
te ciantes te ciantes te ciantes te ciánte
al/ara cianta l/la cianta el/la cianta l/la ciánta
i ciantun cianton cianton cianton
i ciantëis ciantëis ciantède ciantei
ai/ares cianta i/les cianta i/les cianta i/le ciánta
Indicativo imperfetto
i ciantâ ciantove ciantèe ciantáve
te ciantâs te ciantoves te ciantèes te ciantáve
al/ara ciantâ l/la ciantova el/la ciantèa l/la ciantáva
i ciantân ciantan ciantaane ciantonve/ciantonva
i ciantâse ciantais ciantaède cianteive/cianteiva
ai/ares ciantâ i/les ciantova i/les ciantèa i/le ciantáva
Futuro semplice
i ciantará cianteré ciantaré ciantarè
te ciantarás te cianteres te ciantarés te ciantaras
al/ara ciantará l/la cianterà el/la ciantarà l/la ciantarà
i ciantarán cianteron ciantaron ciantaron
i ciantarëis cianterëis ciantarede ciantarei
ai/ares ciantará i/les cianterà i/les ciantarà i/le ciantarà
Congiuntivo presente
i ciantes ciante ciante ciánte
te ciantes te ciantes te ciantes te ciánte
al/ara ciantes l/la ciante el/la ciante l/la ciánte
i ciantunse ciantonse ciantane ciantonbe
i ciantëise ciantëise ciantède cianteibe
ai/ares ciantes i/les ciante i/les ciante i/le ciánte
Congiuntivo imperfetto
i ciantass ciantësse ciantasse ciantásse
te ciantasses te ciantësses te ciantasses te ciantásse
al/ara ciantass l/la ciantëss(a) el/la ciantassa l/la ciantássa- l/la ciantásse
i ciantasson ciantessan ciantassane ciantonse/ciantonsa
i ciantasses ciantessais ciantassède cianteisse/cianteissa
ai/ares ciantass ciantëss(a) i/les ciantassa i/le ciantássa-ciantásse
Imperativo
cianta! cianta! cianta! ciánta!
ciantede! ciantëde! ciantà! cianté!
Participio passato
cianté ciantà ciantà cianté
ciantada cianteda ciantèda ciantada
ciantá ciantei cianté ciantei
ciantades ciantedes ciantèdes ciantade
Gerundio
ciantan ciantan ciantan ciantan
Coniugazione regolare dei verbi della prima coniugazione ('cantare').

Verbi ausiliari (essere, avere, venire)

Badiotto Gardenese Fassano Livinallese
ester vester esser ester
Indicativo presente
i sun son son son
te es te ies t’es t’es
al/ara é l/la ie el/la é l/l’é
i sun son sion son
i sëis sëis siede sei
ai/ares é i/les ie i/les é i/i é
Indicativo imperfetto
i ê fove ere/siere sonve
te ês te foves t’eres t’eve
al/ara ê l/la fova el/la era l/l’eva
i ên fan siane sonve
i êse fais siède seive
ai/ares ê i/les fova i/les era i/i eva
Futuro
i sará saré saré sarè
te saras te sares te sarès te saras
al/ara sará l/la sarà el/la sarà l/la sarà
i sarun saron saron saron
i sarëis sarëis sarede sarei
ai/ares sará i/les sarà i/les sarà i/le sarà
Congiuntivo presente
i sides sibe sie/sibie sonbe
te sides te sibes te sies/sibies te siebe
al/ara sides l/la sibe el/la sie/sibie l/la siebe
i sunse sonse siane sonbe
i sëise sëise siède seibe
ai/ares sides i/les sibe i/les sie/sibie i/le siebe
Congiuntivo imperfetto
i foss fosse fosse sonse
te fosses te fosses te fosses t’esse/ te fosse
al/ara foss l/la foss(a) el/la fossa l/l’essa-l/ la fossa
i fosson fussan foss(ass)ane sonse
i fosses fussais foss(ass)ède seise
ai/ares foss i/les foss(a) i/les fossa i/i essa- i/le fossa
Imperativo
sides sibes sìeste/sìbieste! siebe
sëise sëise sià/siède/fossà! seibe
Participio passato
sté stat stat sté
stada stata stata stada
stá stac stac stei
stades states states stade
Gerundio
(ston)   (essan)  
Coniugazione del verbo essere.
Badiotto Gardenese Fassano Livinallese
Infinito
avëi avëi aer avei
Indicativo presente
i á é é è
t’as t’es t’ès t’as
al/ara á l/la à el/la à l/l’à
i un on aon on
i ëis ëis aede ei
ai/ares á i/les à i/les à i/i à
Indicativo imperfetto
i â ove aee eve
te âs te oves te aees t’ave
al/ara â l/la ova el/la aea l/l’ava
i ân an aane onve
i âse ais aède eive
ai/ares â i/les ova i/les aea i/i ava
Futuro
i ará aré aré avarè
t’arás t’arés te arès t’avaras
al/ara ará l/la arà el/la arà l/l’avarà
i arun aron aron avaron
i arëis arëis arede avarei
ai/ares ará i/les arà i/les arà i/i avarà
Congiuntivo presente
i ais ebe abie/ae ebe
t’ais t’ebes t’abies/aes t’abe
al/ara ais l/la ebe el/la abie/ae l/l’abe
i unse onse abiane onbe
i ëise ëise abiède eibe
ai/ares ais i/les ebe i/les abie/ae i/i abe
Congiuntivo imperfetto
i ess ësse aesse esse
t’esses t’ësses te aesses t’asse
al/ara ess l/la ëss(a) el/la aessa l/l’assa
i esson assan assane onse
i esses assais assède eisse
ai/ares ess i/les ëss(a) i/les aessa i/i assa
Imperativo
ais! ebes! àbieste!/àeste! t’abe! (?)
ede! ëise! abià!/abiède!/aessà! eibe! (?)
Participio passato
albü abù abù
albüda abuda abuda buda
albüs abui abui bus
albüdes abudes abudes bude
Gerundio
    aan  
Coniugazione del verbo avere.
Badiotto Gardenese Fassano Livinallese
Infinito
gní unì vegnir vegnì
Indicativo presente
i vëgni vënie vegne vegne
te vëgnes te vënies te vegnes te vegne
al/ara vëgn l/la vën el/la vegn l/la ven
i gnun union vegnon vegnon/vignon
i gnëis unieis vegnide vegnei/vignei
ai/ares vëgn i/les vën i/les vegn i/le ven
Indicativo imperfetto
i gnô unive vegnìe vegnive/vignive
te gnôs te unives te vegnìes te vegnive/vignive
al/ara gnô l/la univa el/la vegnìa l/la vegniva/vigniva
i gnôn unían vegnaane vegnonve/vignonve
i gnôse uníais vegnaède vegneive/vigneive
ai/ares gnô i/les univa i/les vegnìa i/le vegniva/vigniva
Futuro
i gnará uniré vegnaré vignarè
te gnaras te unires te vegnarès te vignaràs
al/ara gnará l/la unirà el/la vegnarà l/la vignarà
i gnarun uniron vegnaron vignaron
i gnarëis unirëis vegnarede vignarei
ai/ares gnará i/les unirà i/les vegnarà i/le vignarà
Congiuntivo presente
i vëgnes vënie vegne vegne
te vëgnes te vënies te vegnes te vegne
al/ara vëgnes l/la vënie el/la vegne l/la vegne
i gnunse unionse vegnane vignonbe
i gnëise unieise vegnède vigneibe
ai/ares vëgnes i/les vënie i/les vegne i/le vegne
Congiuntivo imperfetto
i gniss unisse vegnisse vignisse
te gnisses te unisses te vegnisses te vignisse
al/ara gniss l/la uniss(a) el/la vegnissa l/la vignissa
i gnisson unissan vegnassane vignonse
i gnisses unissais vegnassède vigneisse
ai/ares gniss i/les uniss(a) i/les vegnissa i/le vignissa
Imperativo
ví! vie! vegn! vie!
gnide! unide! vegnì! vegnì/vignì!
Participio passato
gnü unit vegnù Vegnù/vignù
gnüda unida vegnuda vegnuda
gnüs unic vegnui vegnus
gnüdes unides vegnudes vegnude
Gerundio
gnon unían vegnan vegnan/vignan (?)
Coniugazione del verbo venire.
Verbi modali (potere e volere)
Badiotto Gardenese Fassano Livinallese
Infinito
orëi ulëi voler volei
Indicativo presente
i ó ue voi voi
te os te ues te ves te vos
al/ara ó l/la uel el/la vel l/la vol
i orun ulon volon volon
i orëis ulëis volede volei
ai/ares ó i/les uel i/les vel i/le vol
Indicativo imperfetto
i orô ulove volee volëve
te orôs te uloves te volees te volëve
al/ara orô l/la ulova el/la volea l/la volëva
i orôn ulan volaane volonve
i orôse ulais volaède voleive
ai/ares orô i/les ulova i/les volea i/le volëva
Futuro
i orará uleré volaré volarè
te oraras te uleres te volarès te volaras
al/ara orará l/la ulerà el/la volarà l/la volarà
i orarun uleron volaron volaron
i orarëis ulerëis volarede volarei
ai/ares orará i/les ulerà i/les volarà i/le volarà
Congiuntivo presente
i ois uebe voe/vobie vole/voie
te ois te uebes te voes/vobies te vole/te voie
al/ara ois l/la uebe el/la voe/vobie l/la vole
i orunse ulonse volane volonbe
i orëise ulëise volède voleibe
ai/ares ois i/les uebe i/les voe/vobie i/le vole
Congiuntivo imperfetto
i oress ulësse volesse volësse
te oresses te ulësses te volesses te volësse
al/ara oress l/la ulëss(a) el/la volessa l/la volëssa
i oresson ulessan volassane volonse
i oresses ulessais volassède voleise
ai/ares oress i/les ulëss(a) i/les volessa i/le volëssa
Imperativo
ois   vóeste/vóbieste!  
orede   volé/volassà!  
Participio passato
orü ulù volù volù
orüda uluda voluda voluda
orüs ului volui volus
orüdes uludes voludes volude
Gerundio
oron ulan volan volan
Coniugazione del verbo modale volere.
Badiotto Gardenese Fassano Livinallese
Infinito
podëi pudëi poder podei
Indicativo presente
i pó posse posse pos
te pos te posses te pes te pos
al/ara pó l/la po(ssa) el/la pel l/la pò
i podun pudon podon podon
i podëis pudëis podede podei
ai/ares pó i/les po(ssa) i/les pel i/le pò
Indicativo imperfetto
i podô pudove podee podëve
te podôs te pudoves te podees te podëve
al/ara podô l/la pudova el/la podea l/la podëva
i podôn pudan podaane podonve
i podôse pudais podaède podeive
ai/ares podô i/les pudova i/les podea i/le podëva
Futuro
i podará puderé podaré podarè
te podaras te puderes te podarès te podaras
al/ara podará l/la puderà el/la podarà l/la podarà
i podarun puderon podaron podaron
i podarëis puderëis podarede podarei
ai/ares podará i/les puderà i/les podarà i/le podarà
Congiuntivo presente
i pois posse posse posse/pobe
te pois te posses te posses te posse/pobe
al/ara pois l/la posse el/la posse l/la posse/pobe
i podunse pudonse podane podonbe
i podëise pudëise podède podeibe
ai/ares pois i/les posse i/les posse i/le posse/pobe
Congiuntivo imperfetto
i podess pudësse podesse podësse
te podesses te pudësses te podesses te podësse
al/ara podess l/la pudëss(a) el/la podessa l/la podëssa
i podesson pudessan podassane podonse
i podesses pudessais podassède podeisse
ai/ares podess i/les pudëss(a) i/les podessa i/le podëssa
Participio passato
podü pudù podù podù
podüda pudù poduda poduda
podüs pudù podui podus
podüdes pudù podudes podude
Gerundio
podon pudan podan podan
Coniugazione del verbo modale potere.
Altri verbi irregolari (dare, dire, fare, stare, andare)
Badiotto Gardenese Fassano Livinallese
Infinito
dèr
Indicativo presente
i dá dae
te das te des te dès te das
al/ara dá l/la dà el/la dèsc l/la dà
i dun dajon dajon don
i dëis dajëis dajede dei
ai/ares dá i/les dà i/les dèsc i/le dà
Indicativo imperfetto
i dê dajove dajee deve
te dês te dajoves te dajees te deve
al/ara dê l/la dajova el/la dajea l/la deva
i dên dajan dajaane donve/donva
i dêse dajais dajaède deive/deiva
ai/ares dê i/les dajova i/le dajea i/le deva
Futuro semplice
i dará dajeré dajaré darè
te daras te dajeres… te dajarès te daras
al/ara dará l/la dajerà el/la dajarà l/la darà
i darun dajeron dajaron daron
i darëis dajerëis dajarede darei
ai/ares dará i/les dajerà i/le dajarà i/le darà
Congiuntivo presente
i dais debe dae diebe
te dais te debes te daes te diebe
al/ara dais l/la debe el/la dae l/la diebe
i dunse dajonse dajane donbe
i dëise dajëise dajède deibe
ai/ares dais i/les debe i/le dae i/le diebe
Congiuntivo imperfetto
i dess dajësse dajesse desse
te desses te dajësses te dajesses te desse
al/ara dess l/la dajëss(a) el/la dajessa l/la desse/dessa
i desson dajessan dajassane donse/donsa
i desses dajessais dajassède deisse/deissa
ai/ares dess i/les dajëss(a) i/le dajesse i/le desse/dessa
Imperativo
dá! dà! dà! dà!
dede! dajëde! dajé! dé!
Participio passato
dat dat
dada data data dada
dac dac dei
dades dates dates dade
Gerundio
don dajan dajan dan
Coniugazione del verbo irregolare dare.
Badiotto Gardenese Fassano Livinallese
Infinito
dir
Indicativo presente
i diji dije die dighe
te dijes te dijes te dis te dighe
al/ara diji l/la dij el/la disc l/la disc
i dijun dijon dijon dijon
i dijëis dijëis dijede dijei
ai/ares diji i/les dij i/les disc i/le disc
Indicativo imperfetto
i dijô dijove dijee dijëve
te dijôs te dijoves te dijees te dijëve
al/ara dijô l/la dijova el/la dijea l/la dijëva
i dijôn dijan dijaane dijonve/dijonva
i dijôse dijais dijaède dijeive/dijeiva
ai/ares dijô i/les dijova i/le dijea i/le dijëva
Futuro semplice
i dijará dijeré diré dijarè/dirè
te dijaras te dijeres te dirès te dijaras/diras
al/ara dijará l/la dijerà el/la dirà l/la dijarà/dirà
i dijarun dijeron diron dijaron/diron
i dijarëis dijerëis direde dijarei/direi
ai/ares dijará i/les dijerà i/le dirà i/le dijarà/dirà
Congiuntivo presente
i dijes dije die dighe
te dijes te dijes te dies te dighe
al/ara dijes l/la dije el/la die l/la disc
i dijunse dijonse dijane dijon
i dijëise dijëise dijède dijei
ai/ares dijes i/les dije i/le die i/le disc
Congiuntivo imperfetto
i dijess dijësse dijesse dijësse
te dijesses te dijësses te dijesses te dijësse
al/ara dijess l/la dijëss(a) el/la dijessa l/la dijësse/dijëssa
i dijesson dijessan dijassane dijonsa/dijonse
i dijesses dijessais dijassède dijeisse/dijeissa
ai/ares dijess i/les dijess(a) i/le dijessa i/le dijësse/dijëssa
Imperativo
dí! dì! dì! dì!
dijede! dijëde! dijé! dijé!
Participio passato
dit dit dit dit
dita dita dita dita
dic dic dic dic
dites dites dites dite
Gerundio
dijon dijan dijan dijan
Coniugazione del verbo irregolare dire.
Badiotto Gardenese Fassano Livinallese
Infinito
fèr
Indicativo presente
i feji feje fae feje
te fejes te fejes te fès te feje
al/ara fej l/la fej el/ela fèsc l/la fesc
i fajun fajon fajon fajon
i fajëis fajëis fajede fajei
ai/ares fej i/les fej i/les fèsc i/le fesc
Indicativo imperfetto
i fajô fajove fajee fajëve
te fajôs te fajoves te fajees te fajëve
al/ara fajô l/la fajova el/ela fajea l/la fajëva
i fajôn fajan fajaane fajonve/fajonva
i fajôse fajais fajaède fajeive/fajeiva
ai/ares fajô i/les fajova i/les fajea i/le fajëva
Futuro semplice
i fajará fajeré fajaré fajarè/farè
te fajaras te fajeres te fajarès te fajaras/faras
al/ara fajará l/la fajerà el/ela fajarà l/la fajarà/farà
i fajarun fajeron fajaron fajaron/faron
i fajarëis fajerëis fajarede fajarei/farei
ai/ares fajará i/les fajerà i/les fajarà i/le fajarà/farà
Congiuntivo presente
i fejes feje fae feje
te fejes te fejes te faes te feje
al/ara fejes l/la feje el/ela fae l/la feje
i fajunse fajonse fajane fajonbe
i fajëise fajëise fajède fajeibe
ai/ares fejes i/les feje i/les fae i/le feje
Congiuntivo imperfetto
i fajess fajësse fajesse fajësse
te fajesses te fajësses te fajesses fajësse
al/ara fajess l/la fajëss(a) el/ela fajessa fajëssa/fajësse
i fajesson fajessan fajassane fajonse/fajonsa
i fajesses fajessais fajassède fajeisse/fajeissa
ai/ares fajess i/les fajëss(a) i/les fajessa fajëssa/fajësse
Imperativo
fa fé! fà! fè!
fajede fajëde! fajé! fajé!
Participio passato
fat fat fat fat
fata fata fata fata
fac fac fac fac
fates fates fates fate
Gerundio
fajon fajan fajan fajan
Coniugazione del verbo irregolare fare.
Badiotto Gardenese Fassano Livinallese
Infinito
sté sté stèr sté
Indicativo presente
i stá sté stae stè
te stas te stes te stès te stas
al/ara stá l/la sta el/ela stèsc l/la stà
i stun stajon stajon ston
i stëis stajëis stajede stei
ai/ares stá i/les sta i/les stèsc i/le stà
Indicativo imperfetto
i stô stajove stajee steve
te stôs te stajoves te stajees te steve
al/ara stô l/la stajova el/ela stajea l/la steva
i stôn stajan stajaane stonve/stonva
i stôse stajais stajaède steive/steiva
ai/ares stô i/les stajova i/les stajea i/le steva
Futuro semplice
i stará stajeré stajaré starè
te staras te stajeres te stajarès te staras
al/ara stará l/la stajerà el/ela stajarà l/la starà
i starun stajeron stajaron staron
i starëis stajerëis stajarede starei
ai/ares stará i/les stajerà i/les stajarà i/le starà
Congiuntivo presente
i stais stebe stae stiebe
te stais te stebes te staes te stiebe
al/ara stais l/la stebe el/ela stae l/la stiebe
i stunse stajonse stajane stonbe
i stëise stajëise stajède steibe
ai/ares stais i/les stebe i/les stae i/le stiebe
Congiuntivo imperfetto
i stess stajësse stajesse stesse
te stesses te stajësses te stajesses te stesse
al/ara stess l/la stajëss(a) el/ela stajessa l/la stessa/stesse
i stesson stajessan stajassane stonse
i stesses stajessais stajassède steisse
ai/ares stess i/les stajëss(a) i/les stajessa i/le stessa
Imperativo
stá! sta! stà! stà!
stede stajëde! stajé! sté!
Participio passato
sté stat stat sté
stada stata stata stada
stá stac stac stei
stades states states stade
Gerundio
ston stajan stajan stan
Coniugazione del verbo irregolare stare.
Badiotto Gardenese Fassano Livinallese
Infinito
jir
Indicativo presente
i vá vede vae vade
te vas te ves vès te vas/vade
al/ara vá l/la va va l/la va
i jun jon jon jon
i jëis jëis jide jei
ai/ares vá i/les va va i/le va
Indicativo imperfetto
i jô jive jìe jive
te jôs te jives jìes te jive
al/ara jô l/la jiva jìa l/la jiva
i jôn jan jiane jonve/jonva
i jôse jais jiède jeive/jeiva
ai/ares jô i/les jiva jìa i/le jiva
Futuro
i jará jiré jiré jirè
te jaras te jires jirès te jiras
al/ara jará l/la jirà jirà l/la jirà
i jarun jiron jiron jiron
i jarëis jirëis jirede jirei
ai/ares jará i/les jirà jirà i/le jirà
Congiuntivo presente
i vais vede vae vade
te vais te ves vaes te vade
al/ara vais l/la vede vae l/la vade
i junse jonse jane jonbe
i jëise jëise jède jeibe
ai/ares vais i/les vede vae i/le vade
Congiuntivo imperfetto
i jiss jisse jisse jisse
te jisses te jisses jisses te jisse
al/ara jiss l/la jiss(a) jissa l/la jissa/jisse
i jisson jissan jissane jonse/jonsa
i jisses jissais jissède jeisse/jeissa
ai/ares jiss i/les jiss(a) jissa i/le jissa/jisse
Imperativo
vá! va! va! va!
jide! jide! jì! jì!
Participio passato
jit jit
jüda jita jita juda
jüs jic jic jus
jüdes jites jites jude
Gerundio
jon jan jan  
Coniugazione del verbo suppletivo andare.

4.1.3. Sintassi 

Fornire una descrizione complessiva della sintassi ladina risulta particolarmente difficile, perché in quest'ambito la variazione diatopica è particolarmente elevata. In particolare, si osserva un netto discrimine tra le varietà settentrionali (marebbano, badiotto e gardenese), più conservative, e quelle meridionali (fassano, livinallese con eventuale inclusione dell'ampezzano), più aperte alle innovazioni che generalmente provengono da sud. Per questo motivo, si descrivono anche i fenomeni sintattici limitati a un sottogruppo di varietà. Rimangono escluse da questo elenco i fenomeni esclusivi di singole varietà (per cui vd. infra).

      • in gardenese, fassano e ampezzano i sintagmi nominali sono caratterizzati dall' "accordo debole" (ingl. lazy agreement,12 cfr. (Elwert 1943), Belardi 1984, Haiman/Benincà 1992, 219-222, Chiocchetti 2001, 2002-2003, Rasom 2006, 2008, Salvi 2018): quando sono espressi al femminile plurale, solo una parte degli elementi nominali mostra la desinenza del plurale, mentre gli altri (tipicamente l'articolo e altri determinanti) sono al singolare. L'estensione esatta del fenomeno varia da dialetto a dialetto; in gardenese, un sottogruppo di aggettivi (ma mai i determinanti!) rimane al singolare anche nei plurali maschili:

Gardenese (ALD-II, 21, p. 86)

ch'la vedla landes stancies

quella vecchia signore stanche

Quelle vecchie signore stanche.

Ampezzano (ALD-II, 21, p. 92)

chera vecia straches

quella vecchia stanche

Quelle vecchie stanche.

Cazét (ALD-II, 21, p. 98)

chela veiata stencedes

quella vecchia stanche

Quelle vecchie stanche.

Gardenese

i prim ciofs

i primo fiori

I primi fiori.

      • In tutte le varietà i possessivi prenominali hanno lo statuto di determinanti (come in spagnolo e francese), diversamente dalle varietà italoromanze confinanti. Si tratta però di un punto che sta cambiando, perché in diverse varietà i parlanti oggi tendono a mettere l'articolo davanti al possessivo:

Livinallese (ALD-II, 935, p. 96)

sun tuo corpeto

su tua giacca

sulla tua giacca.

      • Le varietà ladine dispongono di due ausiliari per i tempi verbali analitici, essere e avere. Nel complesso, il loro uso segue le stesse regole dell'italiano, con l'eccezione dei verbi riflessivi: con loro si usa soltanto avere, con l'unica eccezione di andarsene, che prende essere in tutte le varietà ladine. La stessa regola vale per le vicine varietà venete e trentine, dove però si assiste a più oscillazioni (cfr. Casalicchio/Cordin in stampa per il trentino centrale, Loporcaro/Vigolo 1995 per il valsuganotto):

Basso badiotto (ALD-II, 154, p. 85)

I m'á desfridé

io.CL m'ho raffreddato

Mi sono raffreddato.

      • In tutte le varietà, i clitici appaiono proclitici alle forme flesse, ma anche al gerundio e all'infinito. Sono enclitici solo con gli imperativi:

Livinallese (ALD-II, 560, p. 94)

per l fé en pressa

per lo fare in fretta

per farlo in fretta.

      • Quando un infinito è selezionato da un verbo modale o aspettuale, i clitici non salgono al verbo matrice (la salita è opzionale in fassano, come in italiano: Voglio farlo/Lo voglio fare). Tuttavia, si tratta di un'innovazione recente, perché nei testi dell'800 si trovano numerosi esempi di clitici saliti al verbo matrice (Casalicchio/Padovan 2018):

Livinallese (Casalicchio/Padovan 2018, 243)

*Ie mosse descore doman / Mosse ie descorre doman

gli.CL devo parlare domani / devo gli.CL parlare domani

Devo parlargli domani.

Badiotto (Bacher 1995 [1833], 249, citato in Casalicchio/Padovan 2018, 245)

Jeu me ’n vó ĝi.

io me ne voglio andare

Voglio andarmene.

      • Come nelle varietà italoromanze vicine, gli oggetti indiretti sono sempre raddoppiati da un clitico:

Brach (ALD-II, 283, p. 99)

ie far catigole a na beza

le.CL.DAT fare solletico a una bambina

fare il solletico a una bambina.

      • Un'altra caratteristica che il ladino condivide con le varietà vicine (in questo caso anche con le varietà tedescofone) è l'uso di numerose espressioni formate da un verbo e un elemento locativo (per es. andar via, uscire fuori, correre giù), (Hack 2011). Questi costrutti possono avere valore propriamente locativo (12), oppure aspettuale o metaforico (13)(cfr. Cordin 2011):

Livinallese (CorpusLad, 14706)

Trei bèrbesc i va daite e i se comana cèze

tre uomini CL.SOGG. vanno dentro e CL.SOGG si ordinano qualcosa

Tre uomini entrano [al bar] e ordinano qualcosa.

Gardenese (Forni 2013, s.v. corteggiare)

ti ste do a na muta

le.CL stare dietro a una ragazza

corteggiare una ragazza.

È importante sottolineare che questo tipo di costrutto non può essere considerato un prestito di una struttura sintattica dal tedesco, poiché forme del tipo andar sù, mettere giù sono diffuse in tutta l'Italia settentrionale. Questi costrutti del ladino vanno dunque considerati delle formazioni interne (come negli esempi supra); il fatto di condividere questo tipo di costruzione con il tedesco ha però portato a dei calchi dalle varietà tedescofone:

Badiotto

ciaré fora

guardare fuori

guardare fuori; avere un certo aspetto.

Gardenese

dé su

dare su

spedire; rinunciare

Nell'esempio (14) l'espressione ciaré fora ha due accezioni: la prima, letterale, può essere considerata una formazione interna; la seconda invece è verosimilmente un calco del tedesco 'aussehen'. La stessa origine si può ipotizzare per (15), in cui si riconosce un calco del tedesco aufgeben (in entrambe le accezioni di spedire e di rinunciare).

Il verbo e l'elemento locativo sono generalmente adiacenti (diversamente dal tedesco), con eccezione di alcuni avverbi 'leggeri' e particelle. Tuttavia, esistono alcuni casi in cui un altro elemento (specialmente un sintagma preposizionale) può intervenire tra i due elementi, come nella seguente coppia minima:

Fassano (Bidese et al. 2016, 130)

Paolo l va su da Vich / Paolo l va da Vich su

Paolo lui.CL va su da Vigo / Paolo lui.CL va da Vigo su

Paolo sale da Vigo di Fassa / Paolo sale per la strada che passa per Vigo di Fassa.

Come mostrano Bidese et al. 2016, i due ordini delle parole non sono sinonimi: nel primo caso l'SP indica l'origine del movimento, mentre nel secondo caso indica il percorso seguito da Paolo nella sua salita: il luogo di origine deve quindi trovarsi più in basso, ed esistono diverse strade che portano al punto di arrivo, una delle quali passa per Vigo di Fassa.

      • La differenza sintattica principale tra il ladino settentrionale e quello meridionale riguarda la regola della posizione del verbo. In gardenese, badiotto e marebbano il verbo deve essere il secondo costituente delle frasi dichiarative e nelle interrogative parziali (invece dev'essere in prima posizione nelle interrogative polari). Questo comporta che quando il soggetto non è il primo costituente della frase, si ha la cosiddetta "inversione verbo-soggetto", con il soggetto a seguire il verbo (esempi 17 e 19). In fassano, livinallese e ampezzano, invece, questa regola vale solo per i clitici soggetto nelle interrogative (si parla di "Verbo secondo residuo", cfr. Siller-Runggaldier 1993 e Rizzi 1996), ma non per le frasi dichiarative, che mostrano la stessa sintassi dell'italiano (cfr. 18 con 20). Si noti che la regola del Verbo secondo si sta perdendo anche nell'alto badiotto, che quindi sembra seguire il percorso già svolto dalle varietà meridionali:

Gardenese

Sën va Maria a Trënt

adesso va Maria a Trento

Adesso Maria va a Trento.

Fassano

Ades la Maria la va a Trent

adesso la Maria lei.CL va a Trento

Adesso Maria va a Trento.

Gardenese

Can va pa Maria a Trënt?

quando va PART. Maria a Trento

Maria quando va a Trento?

Livinallese (CorpusLad, 18941)

Ncan podareio mei te vedei [...]?

quando potrò-io mai te vedere [...]

Quando potrò mai vederti?

La regola del verbo secondo è simile a quella del tedesco. Tuttavia, ne differisce per alcuni dettagli: in particolare, come sottolineato da (Benincà 1985/1986), la regola del V2 non è un fenomeno di ordine superficiale, ma è collegato con la struttura della frase. Il tedesco e il ladino hanno due strutture diverse (il tedesco è SOV, il ladino SVO), che quindi rende impossibile il "prestito" di una regola di questo tipo. Piuttosto, Benincà propone che si tratti del mantenimento di una regola che in epoca medievale era più ampia e includeva perlomeno tutte le varietà romanze dell'Italia settentrionale. Il verbo secondo di tipo romanzo, meno rigido di quello tedesco (si parla anche di "Verbo secondo rilassato") è poi stato abbandonato da gran parte delle varietà romanze moderne, e si è mantenuto - probabilmente per effetto del contatto - solo nel ladino settentrionale e nelle varietà romance dei Grigioni. Il Verbo secondo residuo del ladino meridionale è invece ancora presente anche in molte varietà italoromanze del nord.

Le caratteristiche principali che distinguono il ladino settentrionale dal tedesco sono:

  1. in ladino la regola del verbo secondo agisce anche nelle frasi dichiarative subordinate (in tedesco solo in quelle principali), cfr. Poletto 2000, 2002 e Casalicchio 2020.
  2. in ladino in determinati contesti il verbo può essere il terzo costituente della frase. I casi in cui ciò è possibile sono complessi e soggetti a variazione diatopica, ma sono rintracciabili in tutte le varietà settentrionali e diversi da quelli dei vicini dialetti tirolesi (per il ladino vd. Poletto 2002, Casalicchio/Cognola 2018, Casalicchio/Cognola 2020, Casalicchio 2020; per i dialetti tedeschi dell'Alto Adige vd. Casalicchio/Cognola in valutazione)
  3. In gardenese e in alcune varietà badiotte il verbo può apparire in prima posizione quando c'è un soggetto nullo (vd. infra), Casalicchio 2017:

Gardenese (CorpusLad, cit. in Casalicchio 2020)

L assessëur [...] à dit che cun i leures scumenceràn bele tl 1999.

il assessore [...] ha detto che con i lavori comincerà-si già nel 1999

L'assessore ha detto che si comincerà con i lavori già nel 1999.

Badiotto (Casalicchio/Cognola 2018, 82)

Inier Maria á cumpré i soni

Ieri Maria ha comprato le patate

Ieri Maria ha comprato le patate.

Gardenese

__ Vede a cësa

pro vado a casa

Vado a casa.

 

  • La sintassi del soggetto: tutte le varietà dispongono di clitici soggetto; come abbiamo visto, solo il gaderano ha un clitico per tutte le persone grammaticali, mentre le altre varietà hanno solo un clitico per la seconda, terza e sesta persona (quando c'è proclisi). Parallelamente, tutte le varietà tranne il gaderano possono essere considerate delle lingue a soggetto nullo: il ladino meridionale è a soggetto nullo completo (come l'italiano o il trentino), in cui i clitici soggetto sono analizzati come marche di accordo: la prova principale è il raddoppiamento del soggetto, obbligatorio con la seconda persona, opzionale con la terza e sesta (24-25). Il gardenese può essere invece considerato come lingua a soggetto nullo parziale: i clitici soggetto sono dei veri e propri soggetti per la seconda, terza e sesta persona (svolgendo lo stesso ruolo come in francese), ma la loro controparte alla prima, quarta e quinta persona è un soggetto nullo - come ci aspettiamo, i pronomi clitici del gardenese non ammettono quindi il raddoppiamento del soggetto (26), cfr. Casalicchio 2017. L'alto badiotto sembra avvicinarsi anche lui allo status di lingua a soggetto nullo (27) (vd. Videsott 2013), mentre il marebbano e il basso badiotto sembrano più simili a lingue a soggetto obbligatorio (28, ma il loro status andrebbe indagato da studi specifici).

Cazét (ALD-II, 976, p. 98)

Tu ti es più fort

tu tu.CL sei più forte

Tu sei più forte.

Livinallese (ALD-II, 976, p. 95)

Ti t' es plu gaiert

tu tu.CL sei più forte

Tu sei più forte.

Gardenese (ALD-II, 976, p. 88)

Tu ies plu ghert

tu sei più forte

Tu sei più forte.

Alto badiotto ALD-II, 976, p. 90)

Tö t' es plö gaiert

tu tu.CL sei più forte

Tu sei più forte.

 

Marebbano (ALD-II, 976ALD-II 976, p. 81)

Tö es plü gaiert

tu sei più forte

Tu sei più forte.

 

  • Nei complementi dei verbi di percezione, il ladino settentrionale mantiene la possibilità di usare un gerundio, al posto dell'infinito semplice dell'italiano (Vedo i bambini giocare). Si tratta di un costrutto arcaico (vd. Casalicchio 2011, 2013, 2016) che in livinallese e ampezzano è stato sostituito da un infinito preceduto dalla preposizione a. In fassano, invece, oggi si usa l'infinito semplice come in italiano (esempi da Casalicchio 2013, 284):

Gardenese

Vëije i mutons jugan

vedo i bambini giocando

Vedo i bambini giocare.

Livinalles

Veighe i tosac a soghé

vedo i bambini a giocare

Vedo i bambini giocare.

 

Fassano

Veide i bec jier

vedo i bambini giocare

Vedo i bambini giocare.

4.1.4. Lessico

A livello lessicale, il ladino è caratterizzato da un lato da una notevole conservatività, perché in molti casi mantiene lessemi che nelle altre varietà dell'Italia del nord non sono più in uso; dall'altro lato, il numero dei germanismi è notevole, soprattutto nelle varietà settentrionali (Goebl 1999). Inoltre, sopravvivono alcuni elementi preromani (come bad. morona per 'catena'). Tra le basi lessicali tipiche del ladino segnalate già da Gartner 1883 si possono citare:

 

  • filium anziché filiolum 'figlio' (tranne ampezzano e moenese)

 bbad. l fi, i fis 'il figlio, i figli' < filium, filios (Rina)

 

  • la base nominativa frater anziché l'accusativo fratrem o il diminutivo fratellum 'fratello'

gard. l fra, i fredesc 'il fratello, i fratelli' < frater, fratres (Selva)

 

  • il neologismo *soliculum anziché solem 'sole' (tranne in collese e moenese, vd. pdf)
  • il gotico *skaithō 'cucchiaio', elemento ritenuto da Gartner caratterizzante di tutta l'area retoromanza. Nell'area ladino dolomitica, tuttavia, si trova solo nel gardenese sciadon (e cfr. Pizzinini 1967, 21: sciadùn: teren a forma de cazü ‘terreno a forma di cucchiaio)

gard. la sciadon 'il cucchiaio' < *skaithō (S. Cristina)

 

Tra le basi lessicali indicate da Kuen 1968 vi sono invece, tra gli altri:

  • oras, anziché foras 'fuori' (solo in gardenese) > gard. ora vs. gad. fora
  • in ista nocte 'in questa notte', per il concetto di 'stanotte', per es. bad. insnöt, gard. nsnuet, fass. insnet, liv. nsnot
  • la conservazione di diu 'lungamente, a lungo': si è mantenuto solo in gaderano (di)
  • il germanismo *troppu(m) che in ladino ha l'accezione di 'molto', e non di 'troppo', per es. fass. trop
  • la conservazione di aliquid 'qualcosa' > liv. vèlch

Un'altro elemento tipico è l'elemento (n)za- per indicare indefinitezza (dall'espressione unus non sapit 'uno non sa, non si sa'), come nei seguenti composti esemplificati in gardenese:

 

zacan zachei nzaul, nzauna (fass. zaonder) zeche zacò zacotán (bad.)
za + can 'quando' za + chi 'chi' nza + ul(à) 'dove' za + cie 'cosa' za + cò 'come' za + cotàn 'tanto'
un (qualche) tempo, tempo fa qualcuno da qualche parte qualcosa in qualche modo una qualche unità
  • Tra i germanismi tipici delle varietà ladine, da cui spesso rimane escluso l'ampezzano, Salvi in stampa cita smalz (> gad. smalz 'burro'), aat. giwant (> gard. guant 'vestito') e spiz (> fass. spiz 'appuntito')
  • Come osservato da Salvi in stampa, il ladino presenta un numero di derivati minore rispetto ad altre lingue come l'italiano (cfr. per es. Mair 1973 per il marebbano e Siller-Runggaldier 1989, 1992 per il gardenese). Parallelamente, esistono pochi suffissi o prefissi produttivi: per la creazione di nuove parole, si ricorre spesso o a prestiti dall'italiano o dal tedesco (soprattutto nel linguaggio parlato), oppure a formazioni polirematiche, in particolare formate con sintagmi preposizionali in funzione di aggettivi e avverbi (Salvi in stampa cita per esempio de utl per 'utile' e per nia/per debant, che letteralmente significano rispettivamente 'per niente, invano' e 'per gratis', per significare 'inutilmente').
  • Nel complesso, le varietà settentrionali mostrano un numero di germanismi molto più alto rispetto alle varietà meridionali: secondo Kuen 1978, il lessico gardenese contenuto in Lardschneider-Ciampac 1933 conterrebbe 845 germanismi (il 13% del lessico totale), quello badiotto 677, mentre il livinallese ne avrebbe solo 270. Viceversa, secondo Videsott 2001a, 2006 i prestiti dalle varietà italoromanze sarebbero il 45% del lessico totale del fassano, ma solo il 36% del badiotto e il 31% del gardenese.

4.2. Caratteristiche delle singole varietà

Le varietà ladine mostrano differenziazioni interne a più livelli. Le distinzioni più nette si collocano a livello di valle. Tuttavia, si possono individuare anche degli sviluppi comuni a due o più varietà (per es. le varietà settentrionali vs. quelle meridionali), e all'opposto si possono stabilire dei confini interni agli idiomi di valle (per es. basso badiotto verso alto badiotto). Per quanto riguarda i raggruppamenti di più varietà, nelle Dolomiti si possono individuare tre linee di demarcazione, che si sovrappongono tra loro (Casalicchio 2020): una più antica, che corre da nord a sud e separa gardenese e fassano da gaderano e livinallese - essa risale alle diverse correnti di colonizzazione dell'area in periodo medievale (vd. supra). La seconda, più recente, divide le varietà settentrionali da quelle meridionali (gardenese e badiotto vs. fassano e livinallese). Infine, una terza linea di demarcazione separa le varietà centrali, più innovative (di cui fanno parte soprattutto gardenese, alto badiotto e cazet, e in alcuni casi anche altre varietà), da quelle marginali, che sono contemporaneamente più conservatrici ma anche più esposte alle innovazioni dovute a influssi delle varietà italoromanze.

A livello più dettagliato, invece, le varietà badiotte e fassane possono essere suddivise al loro interno in diverse sottovarietà: tre in val di Fassa (moenese, brach e cazét) e ben sei-sette in val Badia (marebbano, dialetto di Rina, basso badiotto, dialetto di La Valle, alto badiotto, dialetto di Colfosco).

In questa sezione ci limitiamo ad elencare le principali peculiarità che caratterizzano le singole varietà, rimandando a Casalicchio 2020 per una trattazione più ampia degli altri livelli.

4.2.1. Le varietà gaderane

Il gruppo gaderano è composto da una serie di varietà tra loro relativamente diverse. Il marebbano riveste una posizione eccentrica (con l'abitato di Rina a metà strada tra marebbano e basso badiotto); nella val Badia propriamente detta, si distinguono le varietà basso badiotte e alto badiotte, con il paese di La Valle in posizione intermedia. All'interno dell'alto badiotto, infine, la parlata di Colfosco diverge dalle restanti per alcuni tratti caratteristici, primo tra tutti la mancanza delle vocali arrotondate ü ö (cfr. Kuen 1935, Casalicchio 2020).

4.2.1.1. Fonologia

  • La principale peculiarità delle varietà gaderane è lo statuto fonematico della quantità vocalica. La distinzione tra vocali lunghe e brevi un tempo era presente in tutte le varietà (come dimostrano gli esiti diversi delle stesse vocali in contesti di allungamento e di non allungamento), ma è sopravvissuta solo in gaderano. Si noti che la situazione odierna non rispecchia però quella dei secoli passati, perché vi sono stati una serie di allungamenti e abbreviamenti secondari (le vocali in fine di parola, per esempio, sono diventate tutte brevi):

Colfosco: sak, saća 'secco, secca' < siccum/siccam

Colfosco: l sa:k, i sa:ć 'sacco' < saccum

 

  • l'inventario dei dittonghi gaderani contiene solo ëj. Tutti gli altri si sono fusi: jé > ìe > i:, wó > wé > ü/ö, ów > u: (si confrontino gli esempi del gaderano di San Leonardo con quelli del livinallese):

San Leonardo: la mi:l ('il miele') < mel

cfr. liv. la ml (Ornella)

 

San Leonardo: l fü:k, i fü:ć 'il fuoco, i fuochi' < focum, foci

cfr. liv. el fk, i fš (Ornella)

 

San Leonardo: la kru:š, les kru:š 'la croce, le croci' < crucem, cruces

cfr. liv. la krówš, le krówš (Ornella)

 

  • il gaderano mantiene la vocale arrotondata ü, che secondo Craffonara 1976,1977 un tempo sarebbe stata presente anche nelle altre varietà. Da ü si è sviluppata, in determinati contesti che variano nelle singole aree, ö (cfr. i due esempi per 'luna'):

San Cassiano: la lüna 'la luna' < lunam

Pieve di Marebbe: la löna

 

  • conservazione della distinzione tra gli esiti di c+a (> ća) e di c+e/i (> ):

La Valle: ćanté ('cantare') < cantare

La Valle: iŋk ('cinque') < quinquem

 

  • i nessi latini aw e al seguiti da consonante convergono in al (nel resto della Ladinia in aw), vd. gli esempi supra
  • rotacismo della l intervocalica. Il fenomeno ha il suo focolaio a Marebbe, e da lì si è irradiato in tutta la val Badia, raggiungendo anche Ampezzo (dove ha coinvolto anche l'articolo femminile ra < la):

Colfosco: oràj 'volere' < *volere

cfr. amp. voré 

cfr. moen. volér 

cfr. liv. voléj (Ornella)

 

  • le consonanti finali tendono a cadere, tranne le sibilanti e in qualche caso le nasali:

Pieve di Marebbe: le lu 'il lupo' < lupum

cfr. caz. el lòwf (Alba di Canazei)

 

San Leonardo: krü, krüa 'crudo, cruda' < crudum, crudam

cfr. coll. kruf, krùa

 

La Valle: la é:, les é:s 'l'ape, le api' < apem, apes

cfr. liv. la èf, le èf (Arabba)

 

San Martino: majù 'maggiore' < maiorem

cfr. bra. maór (Moncion)

 

San Cassiano: l mè 'il male, dolore' < malum/male

cfr. gard. l mél (S. Cristina)

4.2.1.2. Morfosintassi

  • Come notato supra, il gaderano è l’unico gruppo di varietà a possedere un clitico soggetto per la prima, quarta e quinta persona (i): come nelle altre varietà dell’Italia settentrionale che possiedono dei clitici soggetto per queste persone, la forma deriva dall’erosione del pronome ego, che poi è stata estesa anche alla quarta e quinta persona.
  • Per ulteriori dettagli sulla sintassi del badiotto e del marebbano, si veda Rigo 1958/59.

4.2.2. Il gardenese

Le parlate che formano il gardenese sono tra loro relativamente omogenee e hanno una limitata variazione interna. Studi specifici sul gardenese sono Vian 1864, Lardschneider-Ciampac 1909, Perathoner 1969/70 e Bammesberger 1974.

4.2.2.1. Fonologia

  • i dittonghi hanno subito delle evoluzioni per cui sono diventati tutti discendenti:
    • ò: > wò è poi diventata ùǝ
    • ó: > ów è passato a ëw
    • è: > jè > jé > ìǝ (ma in questo caso alcune forme mantengono lo stadio )
    • Infine, é: > éj > ëj

Santa Cristina: l lùǝk 'il luogo' < lŏcum

cfr. liv. el lk (Arabba)

 

Selva: la krëwš, la krëwžəs 'la croce, le croci' < crŭcem, crŭces

cfr. liv. la krówš, le krówš (Arabba)

 

Selva: la mìǝl 'il miele' < mel

cfr. liv. la ml (Arabba)

 

Bulla: frëjt, frëjda 'freddo, fredda' < frigidum, frigidam

cfr. liv. fréjt, fréjda (Arabba)

 

  • nel corso dell'ultimo secolo, la e aperta tonica si è chiusa in tutti i contesti tranne davanti a r, dove è invece sempre aperta. In Gartner 1879, la è era ancora ben presente. La è può quindi essere considerata ormai un allofono della é.

Santa Cristina: l pèr, i pèrəš 'il padre, i padri' < patrem, patres

Santa Cristina: filé 'filare' < filare

Santa Cristina: l lék, i lé'il lago, i laghi' < lacum, laci

  • Le vocali atone medie mostrano una forte instabilità: le o passano generalmente a u, è lo stesso esito mostrano i nessi ve- e vo- a inizio parola. La e atona invece diventa schwa e in numerosi casi (soprattutto nel parlato veloce) cade, dando origine a nessi consonantici complessi

Selva: mu'morire' < *morire < mori

cfr. con mòrt, mòrta 'morto, morta' < mortuum, mortua

 

Bulla: u'venire' < venire

cfr. con tu njəs 'tu vieni' < tu venis

 

Santa Cristina: sànta krštìna 'Santa Cristina' (da un *sànta kreština anziché kriština)

Santa Cristina: gǝrdëjna ('idioma gardenese')

  • Nel consonantismo, si osserva innanzitutto il passaggio di ñ a ni/nj.

Santa Cristina: l aràni, i arànjəs 'il ragno, i ragni' < araneum, araneos

cfr. abad. l arà:ñ, i arà:ñs (S. Leonardo)

  • La r è pronunciata come una fricativa uvulare ("alla francese", ossia segnata in IPA come [ʁ]), mentre altrove è una (post)alveolare vibrante (cfr. gli esempi gǝrdëjna e arani qui sopra).
  • Il gardenese è l'unica varietà ladina a mantenere il nesso -nd- che altrove si assimila

Bulla: ndǝr 'vendere' < vendere

cfr. moen. ner

4.2.2.2. Morfosintassi

  • La particella interrogativa pa, presente in tutte le varietà ladine (come pa oppure po) in gardenese è obbligatoria in tutte le interrogative. Nelle altre varietà, invece, ha un valore modale, come aveva nel gardenese delle prime attestazioni, dove era opzionale (Dohi 2017): 

(Vian 1864, 175 - oggi agrammaticale)

Audes?

Senti?

(gardenese odierno)

Audel (*pa)?

sente-lui.CL PA

Sente?

  • Il gardenese ha perso il pronome enclitico soggetto di seconda persona -te, ancora presente - ma già in via di sparizione - nell'800. Come discusso tra gli altri in Renzi/Vanelli 1983, Poletto 1993, 2000, si tratta di un'evoluzione peculiare non solo all'interno dell'area ladina, ma anche più in generale in Italia settentrionale, dove generalmente i clitici soggetto di seconda persona sono presenti ovunque (con l'eccezione della val di Non, vd. Adami 2008, Benincà/Casalicchio 2013).

(Ploner, L vedl mut, 5,5, citato in Casalicchio 2020)

Sce ne ti dès böl prëst la brèies | Audirèste (oggi: audirés) tòst de biei svèies.

se non le dai ben presto i pantaloni sentirai-tu.CL (oggi: sentirai) presto dei begli urli

Se non le cedi i pantaloni, sentirai ben presto dei begli urli.

4.2.3. Le varietà fassane

Le varietà fassane si dividono in tre gruppi: le varietà del cazét, parlate nei comuni di Canazei, Campitello, e nella parte alta del comune di Mazzin; le varietà del brach, parlate nella parte bassa del comune di Mazzin e nei comuni di San Giovanni e Soraga, e il moenese, parlato a Moena (tranne nella frazione di Forno, dove si parla una varietà trentino-fiemmese). Per maggiori dettagli sulla suddivisione interna, si vedano tra gli altri Elwert 1943 e Casalicchio 2020, e specificamente Heilmann 1955 per il moenese.

4.2.3.1. Caratteristiche fonologiche

  • la vocale centrale ë non si mantiene, e passa a é oppure è (a seconda della varietà e del contesto):

Moncion: pjén, pjé'pieno, piena' < plenum, plena

Cfr. gard. plëŋ, plëjna (S. Cristina)

Monzon: méter, metù 'mettere, messo' < mittere, *mittutum

Cfr. gard. mëter, mətù (S. Cristina)

 

  • in fassano il dittongo derivato da una ò: latina si è chiuso a é. La trafila è ò: > wò > wó > wé > ö > é, con lo stadio ö mantenutosi a Moena. Gli altri dittonghi derivati dalle vocali medie invece non hanno subito modifiche significative.

Alba di Canazei: néf 'nove' < nōvem

Moena: nöf 'nove'

cfr. liv. nf (Ornella)

  • Il dittongo au sia primario che secondario (per es. derivato da al+consonante), si chiude a o oppure u quando è atono

Monzon: l utón 'l'autunno (< autumnum)

cfr. con Monzon: awt, àw'alto, alta' (< altum, altam)

 

  • nel vocalismo atono, la -a finale arretra a å in cazét e brach, e in quest'ultima varietà può essere ulteriormente innalzata a ɔ. Il moenese invece mantiene -a

Alba di Canazei: setàntå 'settanta' (< septuagintam)

Monzon: setàntɔ

Moena: setànta

 

  • nei nessi consonantici 'C + l', l'elemento laterale passa generalmente alla semiconsonante j, dando come esito pj, fj, bj, kj. Nel caso di gl primario o secondario, invece, l'esito può essere ǵ- o j- a inizio parola, ed è generalmente -j- in posizione interna:

Alba di Canazei: pju 'più' (< plus)

cfr. gard. plu (Santa Cristina)

 

Vigo di Fassa: l fja 'il fiato' (< flatum)

cfr. abad. l flé (Colfosco)

 

Alba di Canazei: la ǵéžjå, la ǵéžjes 'la chiesa, le chiese' (< ecclesiam, ecclesias)

Monzon: la djéžjå, le djéžje

Campitello: la jàtšjå 'il ghiaccio (< glaceam)

4.2.3.2. Morfosintassi

  • A livello morfologico, sono caratteristiche del fassano la desinenza -de della seconda persona plurale, in tutti i tempi e modi (tranne all'imperativo), cfr. supra, tabelle di coniugazione; e il mantenimento della -r dell'infinito, che altrove cade (con eccezione della terza coniugazione, quella rizotonica, del gardenese): ciantèr, cognér, meter, dormir
  • In sintassi, il fassano possiede una modalità tipica di formare interrogative parziali (che si affianca alla tradizionale struttura con inversione del clitico): 'elemento interrogativo - che - soggetto - verbo' (sulle interrogative fassane vd. Chiocchetti 1992, Hack 2012, Dohi 2017):

(Alba di Canazei, ALD-II, 1, p. 97)

Co che te te ciames?

come che tu.CL ti.CL chiami

Come ti chiami?

(Vigo di Fassa, ALD-II, 1, p. 100)

Co te ciameto?

come ti.CL chiami-tu.CL

Come ti chiami?

4.2.3.3. Lessico

A livello lessicale, Elwert 1943 segnala una serie di basi che attualmente caratterizzano in particolare il ladino fassano. Si tratta di:

  • basi lessicali esclusive del fassano: bregostena e vivèna (entrambe 'strega'), fórfola (< furfure 'segatura').
  • basi lessicali che si ritrovano solo in fassano e in varietà non ladine: dombrèr (< numerare, anche in engadinese), pàvol/pàbol ('mangime'), presente anche in fiemmese e romancio, e vaèr ('piangere'), attestato anche in Friuli.
  • prestiti dalle varietà italoromanze esclusivi - nell'area ladina - del fassano: ègher ('acido'), fior ('fiore' in generale - altrove significa solo 'fiore dell'albero'), gocia ('goccia'), bolintiera ('volentieri'), setemèna ('settimana'), mistièr ('mestiere')
  • infine, alcuni neologismi limitati al fassano: ge vel ('bisogna', lett. 'ci vuole') e béz/béza ('bambino/a'), forse derivato dal ven. bezzo 'moneta di rame', Elwert 1943, 229.

4.2.4. Il livinallese

Il livinallese è parlato in un unico comune, Livinallongo del Col di Lana, che è diviso in una serie di frazioni. Il collese, parlato a Colle Santa Lucia, viene spesso affiancato al livinallese, ma da un punto di vista puramente linguistico sembra essere più affine al gruppo agordino (Pellegrini 1954/55), 1979. È invece affine al livinallese la varietà di Rocca Pietore. Al livinallese sono dedicati due studi di A. Toth (Toth 1988, 1993).

4.2.4.1. Caratteristiche fonologiche

  • mantenimento della vocale media ë, che in fodom è arretrata a ă (in IPA /ɐ/): 

Ornella: l păš, i păš 'il pesce, i pesci' < piscem, pisces

cfr. gard. l pëš, i pëš (Selva)

 

Arabba: la trătša, le trătše 'la treccia, le trecce' < *tricheam, tricheas

cfr. bbad. la trëtša, lǝs trëtšǝs (S. Martino)

 

  • I dittonghi derivati da ò: e da é: divergono da quelli delle altre varietà: nel primo caso il livinallese ha conservato lo stadio , che invece si è successivamente sviluppato nelle altre varietà (con esiti divergenti). Nel caso di é:, invece, il livinallese presenta l'esito éj (come in marebbano), derivato dall'anteriorizzazione della ë

 Ornella: pk, ptša 'poco, poca' < *pocum, poca < paucum, pauca

cfr. gard. pùǝk, pùǝtša (S. Cristina)

 

Ornella: la néj 'la neve' < nivem

cfr. bbad. la nëj (San Martino)

  • Il livinallese mantiene tutti i nessi formati da 'consonante + l' allo stadio originario - nel ladino settentrionale, invece, kl è passato a tl e gl a dl. In fassano tutti questi nessi sono stati modificati dall'evoluzione della liquida in semiconsonante j (cfr. supra)

Arabba: la glžja, le glžje 'la chiesa, le chiese' < *eglesia(s) < ecclesiam, ecclesias

cfr. mar. la dli:žja, les dli:žjes (Pieve di Marebbe)

 

Larzonei: la klé, le klé 'la chiave, le chiavi' < clavem, claves

cfr. gard. la tlé, la tlévǝs (Santa Cristina)

 

  • nel consonantismo, la -r dei suffissi -orium, -oriam, -orem, venutasi a trovare in fine di parola, spesso cade:

Larzonei: l muradów 'il muratore' < muratorem

cfr. gard. l muradëwr (Selva)

 

Ornella: l mulinè 'il mugnaio' < molinarium

cfr. coll. el mulinàr (Colle Santa Lucia)

4.2.4.2. Caratteristiche morfosintattiche

  • nella morfologia nominale, il plurale sigmatico si è mantenuto solo in una classe ristretta di nomi maschili, mentre i femminili terminano generalmente in -e, cfr. Marcato 1987:

Ornella: la bocia - le bocie 'la bocca - le bocche' < buccam, buccas

Ornella: l cian, i cians 'il cane, i cani' < canem, canes

  • a livello pronominale, il livinallese mostra una serie di innovazioni: la caratteristica tripartizione dei pronomi di prima e seconda persona singolare (nominativo - complemento indiretto - obliquo, cfr. supra) è stata abbandonata a favore di un'unica forma per tutti i contesti, come nei vicini dialetti italoromanzi: mi-mi-a mi, vs. gard. ie-me-a miti-ti-a ti vs. caz. tu-te-a ti.
  • un'altra innovazione del sistema dei pronomi personali riguarda i pronomi di terza persona singolare dël e dëla, derivati dall'agglutinazione di una d- eufonica usata quando il pronome è preceduto da una preposizione, cfr. gardenese a d'ël 'a lui', na joca da d'ël 'una giacca da uomo' (Casalicchio 2020).
  • nella morfologia verbale, la -s della desinenza di seconda persona si mantiene solo nei monosillabi, per es. t'es ('sei'), t'as ('hai') e te pos ('puoi'); inoltre, nelle forme derivate da as (come la seconda persona del futuro: te magnaràs 'mangerai'), e con tutti i verbi - alla seconda e quinta persona - nei casi di inversione interrogativa: podasesto? - podéisio? ('potresti? - potreste?').

Arabba: ti t'es 'tu sei' < tu es

  • un altro tratto caratteristico è l'estensione del suffisso -ve/-va per l'imperfetto e -be (da ebe, t'ebe, l/la abe '(che io, tu, lui/lei) abbia') del congiuntivo a tutte le forme del verbo essere e alle quarte e quinte persone di tutti i verbi (cfr. tabelle di coniugazione): liv. sonva, eve, eva, sonva/sonve, seiva/seive, eva ('ero, eri, era, eravamo, eravate, erano'); sombe, siébe, siébe, sombe, séibe, siébe ('sia, sia, sia, siamo, siate, siano'); mangiónve, mangéive ('mangiavamo, mangiavate'); mangiómbe, mangéibe ('(che noi) mangiamo, mangiate'). Si noti che le informazioni di persona e numero sono espresse dalla desinenza del presente, che viene a trovarsi all'interno della forma verbale. Vedi le tabelle di coniugazione per i dettagli.

Arabba: mi sonva 'io ero' (< son 'sono' + -va desinenza dell'imperfetto)

 

  •  a livello sintattico, si segnala l'uso (apparentemente opzionale) dei possessivi come aggettivi anziché come determinanti, come dimostra la possibilità di usare l'articolo: (la) mia britola ('il mio temperino')

4.2.5. L'ampezzano

Come già osservato supra, l'ampezzano è la varietà che più si discosta dal complesso delle varietà del ladino dolomitico. Da un punto di vista di linguistica interna, infatti, esso appartiene infatti alle varietà cadorine, pur condividendo determinate caratteristiche (per es. il rotacismo) con alcune varietà ladine. Sull'ampezzano in generale, si vedano le grammatiche Apollonio 1930 e Comitato 2003.

Le principali peculiarità dell'ampezzano, se confrontato con il ladino dolomitico, sono:

  • la a tonica non palatalizza in contesti di allungamento

Cortina: el sa 'il sale' < salem

cfr. liv. l sèl (Ornella)

 

  • solo le vocali anteriori medie hanno dato regolarmente dei dittonghi in contesto di allungamento, con un conguaglio: sia è:, sia é:, hanno dato come esito . Le altre varietà ladine hanno invece mantenuto due esiti distinti. Le vocali posteriori medie, invece, dopo una fase intermedia in cui hanno dato entrambe , sono poi generalmente passate a ó (talvolta wó)

Cortina: dš 'dieci' < dĕcem

Cortina: ra sde 'la sete' < sĭtem

Cortina: el l'il luogo' < lŏcum

Cortina: ra króš, ra króžes 'la croce, le croci' crǔcem, crǔces

 Cortina: el zógo, i zóge 'il gioco, i giochi' < iŏcum, iŏci

 

  • le vocali finali diverse da a, che erano cadute come nel resto della Ladinia, sono state in seguito restituite su influsso del veneziano/veneto, ma con una serie di eccezioni, che riguardano soprattutto le forme che terminano in liquida o nasale

Cortina: ra zènte 'la gente' < gentem

Cortina: un órso, i órse 'un orso, gli orsi' < ursum, ursi

 

  • l'ampezzano mantiene il nesso mb, che altrove si assimila.

Cortina: ra žàmba, ra žàmbes 'la gamba, le gambe' < *cambam, cambas

cfr. mar. la jàma, les jàmes (Pieve di Marebbe)

 

  • la liquida l rotacizza quand'è in posizione intervocalica, come in gaderano. L'ampezzano ha però esteso il rotacismo anche agli articoli femminili ra < *la e res < *les.

Cortina: el morìn, i morìs 'il mulino, i mulini' < molinum, molinos

Cortina: r òka, ra òkes 'l'oca, le oche' < aucam, aucas

 

  • infine, i nessi ‘consonante + l’ hanno subito la stessa evoluzione dei dialetti veneti (e del collese)

Cortina: el fjór, i fjóre 'il fiore, i fiori' < florem, flores

Cortina: ra pjàtsa, ra pjàtses 'la piazza, le piazze' < plateam, plateas

Cortina: ra ae, ra aes 'la chiave, le chiavi' < clavem, claves

Cortina: ra žéza, ra žézes 'la chiesa, le chiese' < *glesia(s) < ecclesiam, ecclesias

4.2.5.1. Caratteristiche morfosintattiche

  • Le caratteristiche morfologiche dell'ampezzano sono, innanzitutto, il mantenimento della -s finale, sia nei plurali che nelle forme del verbo alla seconda persona singolare magnes, magnàes, magnaràs e magnàsses (‘mangi’ – presente indicativo e congiuntivo, ‘mangiavi’, ‘mangerai’, ‘mangiassi’). Per il plurale, si vedano i seguenti esempi (cfr. anche Vanelli 2008):

Cortina: na kàltsa, ra kàltses 'una calza, le calze' < calceam, calceas

Cortina: el tšar, i tšares 'il carro, i carri' < carrum, carros

 

  • la quinta persona dell'indicativo termina in vocale tonica: magnà (‘mangiate’), stasé (‘state’);
  • infine, l'ampezzano condivide con il collese una forma di condizionale, che è limitata alle forme al singolare e alla sesta persona (sincretica con la terza).
  • a livello sintattico, l'ampezzano si caratterizza per l'accordo parziale all'interno dei sintagmi nominali al femminile plurale, come il cazét e il gardenese (vd. supra). L'uso dell'articolo con i nomi femminili plurali, che è generalmente la in cazet, in ampezzano può essere però r', ra oppure res quando il nome che segue inizia per vocale (Salvi 2018, Salvi in stampa).

4.2.5.2. Peculiarità lessicali

Diversamente dalle altre varietà ladine, l'ampezzano non possiede dei germanismi unici, ossia che non siano presenti anche in altre varietà ladine (o venete, nel caso di termini provenienti dal longobardo). Al di là di ciò, l'ampezzano ha però una serie di basi uniche (Majoni 1929), che sono di solito forme arcaiche, come fopa (< foveam 'fossa'), albina (derivato da albeus, per 'alveare') e mède per 'mietere' (< metere, anziché *sicilare (?) usato nel resto del ladino). Numerosi sono poi, com'è lecito aspettarsi, i venetismi, spesso esclusivi dell'ampezzano. Tra questi ricordiamo le basi fratellum, sorellam (anziche frater e soror) e versorium.

Bibliografia

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Vorrei ringraziare Roland Bauer, Paola Benincà, Thomas Krefeld, Giampaolo Salvi e Paul Videsott per aver letto e commentato una versione precedente di questo contributo; il team del KiT di Monaco per il loro appoggio tecnico e scientifico; e Isabella Marchione e Ruth Videsott per avermi aiutato con i dati del livinallese.
Per brevità, in questo contributo ci riferiremo al ladino dolomitico con il termine 'ladino', escludendo quindi altri possibili ambiti di riferimento di questo termine (vd. infra).
I primi linguisti a criticare l'idea di "unità ladina" in senso ascoliano sottolineavano soprattutto il fatto che le caratteristiche principali ricorrono ognuna anche in varietà che non fanno parte dell'area. A questa obiezione è stato risposto (soprattutto in vari scritti di Hans Goebl) che ciò che rende queste varietà un'unità diversa da quella italoromanza è la "particolar combinazione" (ossia la cooccorrenza) dei principali tipi individuati da Ascoli. Come mi ha fatto notare da Paola Benincà (c.p.), sarebbe interessante indagare cosa significhi la loro coesistenza, e se questi tratti siano riconducibili a una proprietà più astratta. Per l'illustrazione della posizione dei principali linguisti che si sono espressi sulla questione si vedano, tra gli altri, Goebl 1982, 1986, 1992; Tagliavini 1964, Pellegrini 1991, Vanelli 2005. Recentemente, un approccio dialettometrico alla questione è stato proposto, tra gli altri, in Bauer 2009 e Bauer 2016. Vd. anche il contributo di Roland Bauer in questo volume (LINK).
In realtà la provincia romana della Rezia comprendeva solo l'attuale cantone dei Grigioni e una minima parte della Ladinia dolomitica. Questa imprecisione ha fornito uno spunto alle critiche avanzate a Gartner nell'ambito della "Questione ladina".
Ancora oggi, in Svizzera il termine rätoromanisch viene spesso usato in riferimento alle sole parlate grigionesi.
Preferiamo questa indicazione a quella di "lingua madre", perché quest'ultimo termine ha portato molti informatori a dare indicazioni "mediate" da considerazioni di altro tipo (cfr. Dell'Aquila/Iannàccaro 2006, 53-60
In Val Badia e Livinallongo votò per il passaggio alla Germania il 35% dei capifamiglia, ad Ampezzo quasi nessuno. La Val di Fassa non fu inclusa nelle Opzioni, cfr. Palla 1997b, Palla 2020.
Per maggiori dettagli sulla storia dei ladini, si vedano, tra gli altri, Richebuono 1992 e Palla 2020.
L'affricata < ce/ci si mantiene anche nelle varietà rurali del Trentino, cf. Casalicchio/Cordin in stampa.
Quando il verbo inizia per vocale, il pronome i è usato anche per il femminile.
Ringrazio Isabella Marchione per avermi gentilmente comunicato le coniugazioni dei verbi regolari e irregolari livinallesi secondo le norme ortografiche attuali.
Il termine lazy agreement è stato proposto per la prima volta da Haiman/Benincà 1992, e poi si è affermato negli studi su questo fenomeno.