Archivi vocali e Open Science: ipertrofia di analisi quantitative e derive di una linguistica liquida







Abstract

Alla ricerca linguistica corpus-based, essenzialmente dedicata all’analisi di testi scritti, si è associata con tempi diversi nei vari spazi linguistici e nell’organizzazione della ricerca dei diversi Paesi, una linguistica del parlato che lavora su dati organizzati in archivi vocali (e talvolta audiovisivi, AV), eventualmente trascritti e annotati, e analizzati secondo criteri che spaziano dallo studio di variabili segmentali a quello di tratti pragma- e sociolinguistici, quando non prosodici e testuali.
Oltre a offrire con una considerevole quantità di dati sonori, le ricerche più recenti in quest’ambito presentano un progressivo cambiamento nelle tecniche di analisi, con l’affermazione ipertrofica di metodi quantitativi unsupervised. Questi, in molti casi, mirano all’estrazione di valori con procedure automatiche sottoposti poi a valutazioni affidate alla modellizzazione statistica.
In queste condizioni, molto spesso, i risultati non si rapportano più facilmente col dato dell’osservazione sensibile, diagnosticabile con l’esperienza e la raffinatezza della sensibilità del linguista di talento, né si prestano per una rianalisi del dato che includa riflessioni maturate in altri ambiti e con altri orizzonti conoscitivi (come possono essere, ad es., quelli delle linguistiche storico-evolutiva o formale). Proliferano anche le modalità di gestione/fruibilizzazione del dato, nonostante le proposte di centralizzazione e omogeneizzazione delle modalità di organizzazione delle informazioni.
Tutto questo avviene mentre il mondo procede comunicando celermente e diffondendo, da un lato, versioni sempre nuove di paradigmi di ricerca a sviluppo policentrico e, dall’altro, proponendo il dilemma tra le sirene progressiste dell’Open science e i vincoli di diffusione più conservatori dell’editoria tradizionale e delle procedure di peer-review. Nel primo caso si hanno tempi di reazione immediati, ma si presentano i rischi della diffusione incontrollata; nel secondo, le pressioni a pubblicare su riviste di rilevanza internazionale si riflettono nei ritardi e nell’abitudine del preprint pubblicato nei repository istituzionali o su sedi meno autorevoli. Per garantire una pluralità di vedute si osserva poi l’emersione di cordate consolidate (anche internazionali), fondate su affinità metodologiche e personali, che favoriscono linee di ricerca concorrenziali. Osserviamo quindi in molti casi una linguistica liquida che si avvia a rispondere compulsivamente alle esigenze di un mercato delle conoscenze che si sviluppa nella frenesia di questi tempi social e senza le garanzie istituzionali di una perennizzazione dei dati online.

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