Francesco Avolio

Professore di Linguistica italiana presso l'Università degli studi dell’Aquila

Kontakt: francesco.avolio@univaq.it

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Ein Statement von mir zu den Digital Humanities:

Le varietà dialettali dell’Italia meridionale e centrale sono da molti anni al centro dei miei interessi scientifici. Nel tempo, ho cercato di studiarle da diverse prospettive: geografia linguistica (analisi della diffusione dei fenomeni nel territorio e loro rappresentazione cartografica), linguistica storica (confronto tra le diverse fasi storiche di una o più varietà), etnolinguistica (rapporti tra lingue e culture e tra linguaggio ed esperienza: abbigliamento, architettura, tradizioni alimentari, toponomastica), sociolinguistica (attuale e storica).
Proprio per questo, giunto a una certa fase dei miei studi, ho deciso di intraprendere un percorso di ricerca che vedesse la dialettologia collaborare con l’ingegneria informatica (e in particolare con l’insegnamento di Sistemi di elaborazione delle informazioni, tenuto nell’Ateneo aquilano dal collega Giovanni De Gasperis), per cercare di realizzare atlanti linguistici digitali e multimediali, come l’Atlante Linguistico ed Etnografico Informatizzato della Conca Aquilana (ALEICA). Anche se non ce ne accorgiamo, infatti, le nostre discipline, che pure si occupano principalmente di oralità, non dispongono se non molto di rado degli strumenti necessari non solo e non tanto a rappresentarla graficamente (con mezzi anche sofisticati, come quelli della fonetica strumentale e sperimentale), quanto soprattutto a renderla concretamente presente e fruibile anche da un pubblico più vasto (“ascoltare” il dialetto, anziché “leggerlo”).
Si tratta, insomma, di uno dei modi possibili per “restituire il dato” o “risultato”, come si dice soprattutto fra gli antropologi, sia alle comunità dalle quali lo abbiamo in vario modo estrapolato, sia a un più ampio gruppo di interessati, riducendo il più possibile approssimazione e improvvisazione.
Ciò, naturalmente, non significa in alcun modo che si debba “cambiare mestiere”. Al contrario, è uno sprone per cercare di fare il proprio lavoro al meglio, ricercando volta per volta – in un settore, come quello informatico, in continua e rapida trasformazione – le competenze e le collaborazioni più utili a raggiungere gli obiettivi che ci si è prefissi (anch’essi, peraltro, mutevoli, perché direttamente collegati al mutare delle tecnologie e del bagaglio teorico e metodologico che, per così dire, è “dietro di esse”, e che noi molte volte non conosciamo).